Malagò e lettere al Cio: “Non chiese di punire l’Italia”

Malagó
Il presidente del Coni Giovanni Malagó. (ANSA)

ROMA. – Le due lettere inviate dal Coni al Cio per mettere in guardia sui possibili effetti anti-olimpici della legge di riforma dello sport italiano soffiano sul fuoco dell’ennesima polemica tra le mura del Foro Italico.

“Malagò chiese di punire l’Italia”, denuncia il quotidiano La Repubblica, in riferimento alle missive in cui il Comitato olimpico nazionale evidenziava i punti della nuova normativa approvata il 7 agosto che sarebbero in contrasto con i principi della carta a cinque cerchi, sollecitando l’intervento anche duro del Comitato presieduto da Thomas Bach.

Ma il Cio, attraverso il suo portavoce, all’ANSA nega: “Non è vero che Malagò ha chiesto di punire l’Italia”. Quanto alla controversia tra Coni e l’ex governo, “la nostra posizione è molto chiara ed è stata spiegata in una lettera che è già stata resa pubblica”, sottolineano da Losanna.

“Un fatto gravissimo e sconcertante che finalmente chiarisce chi ha veramente a cuore lo sport in Italia e chi no”, è la dura presa di posizione del sottosegretario uscente allo Sport, Simone Valente, uno dei padri della riforma.

“Il presidente Malagò ha commesso una scorrettezza istituzionale exclusivamente per proteggere i suoi personali interessi”, rincara la dose il deputato del M5s.

Eppure sul contenuto delle lettere Franco Carraro, uno degli storici membri italiani del Comitato olímpico internazionale, che quelle missive le ha viste, afferma: “L’ho letta, ma pure le risposte del Cio: non c’e’ alcuna richiesta di punizione all’Italia da parte di Malagò”, sottolinea.

Ed aggiunge: “Ciascuno può avere le proprie idee, ma nessuno che conosca i fatti e le persone credo possa mettere in discussione la totale passione per lo sport azzurro di Giovanni Malagò e la sua buona fede”.

Restano invece fedeli all’opposizione gli anti-Malagò della prima ora Paolo Barelli, numero 1 della Federnuoto, e Angelo Binaghi, suo pari alla Federtennis.

“Questo clima certo non favorisce lo sport in Italia e non fa bene alle federazioni – dice Barelli – La legge delega sullo sport tradisce la carta olimpica? Il punto è questo, ma abbiamo autorevoli membri Cio italiani: chiariscano la vicenda, venga detto se la legge infrange la carta olimpica oppure no”.

“Se le cose che scrive Repubblica sono vere e non vengono chiarite o smentite, direi che ci troviamo di fronte a una vicenda sconvolgente”, afferma Binaghi. Il deputato della Lega Guido Guidesi chiede le dimissioni di Malagò.

In mattinata, il presidente del Coni si era difeso: “Le lettere erano un atto dovuto, se non avessi evidenziato situazioni normative che sono sotto gli occhi di tutti, da membro Cio sarei stato sanzionato in modo anche grave.

Devo essere sincero, non capisco la motivazione e il clamore di tutto questo”. Che si inserisce in quadro di rapporti sempre più tesi con Sport e Salute: “Io ho difeso e sto continuando a difendere il Coni.

Ora nell’ambito dei decreti attuativi della legge delega dobbiamo sistemare alcuni aspetti che sono in palese contraddizione con la Carta olimpica – ha ribadito Malagò – Qui ci sta un aggressore e un aggredito. Tutto si può perdere tranne che la dignità”.

Sullo sfondo la corsa di Milano-Cortina verso i Giochi del 2026 con l’assoluta certezza dei protagonisti, da Zaia a Fontana, che “non c’è alcuna possibilità di revoca”. Ma le polemiche continuano ad agitare il palazzo dello sport.

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