Scintille tra i dem ma Trump è sicuro: “Sfiderò Biden”

Terzo dibattito dem
I dieci candidati democratici nel terzo faccia a faccia per tv. (Progreso Hispano News)

WASHINGTON. – All’indomani del terzo dibattito tv a Houston tra i dieci principali candidati presidenziali democratici, media e commentatori cercano di individuare chi ha vinto e chi ha perso mentre Donald Trump aveva già fatto la sua profezia poche ore prima che si accendessero i riflettori: salvo clamorose sorprese, lo sfidante sarà Joe Biden, aveva sentenziato, attaccando a fine trasmissione tutti i candidati dem per le loro proposte “costose, radicali e antitetiche ai valori degli americani”.

Biden, in testa nei sondaggi, non ha vinto il dibattito ma non ha neppure perso, resistendo ad alcuni attacchi e pasando anche all’offensiva. Il meglio l’ha dato sulla sanità, quando ha incalzato il tandem di candidati radicali, i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, sostenitori di un unico modelo pubblico di tipo europeo (o canadese).

“La mia è una riforma che costa ben 700 miliardi, ma non 30 trilioni (trentamila miliardi)”, ha spiegato l’ex vicepresidente, che punta a mantenere l’Obamacare migliorandolo e conservando l’opzione privata, come sostanzialmente tutti gli altri candidati.

“Ma voi due dovete li tirate fuori i soldi?”, ha chiesto seminando dubbi sulla fattibilità delle loro promesse.

In altre occasioni però Biden è apparso incerto, confuso, ‘out of touch’: sull’Iraq, sulla segregazione razziale o quando ha consigliato di usare il “giradischi”. Alla fine comunque è sopravvissuto ad un dibattito dove, nonostante le scintille, nessuno ha sferrato colpi da ko.

L’ex ministro di Obama Julian Castro ha provato un colpo basso chiedendo a Biden se avesse dimenticato quello che aveva detto due minuti prima, ma è stato freddato dai colleghi e quindi si è rivelato un boomerang.

Del resto si è visto che attaccare l’ex vicepresidente non paga alla lunga: la risalita nei sondaggi della senatrice Kamala Harris dopo le accuse nel primo dibattito è durata poco.

Ci si è divisi anche sull’eredità di Obama: tra chi vuole garantire una continuità della sua politica, come Biden, e chi vuole andare oltre, come Sanders, Warren, Castro. “Io sto con Obama”, ha ripetuto l’ex vicepresidente.

“Invochi Obama solo quando ti fa comodo”, lo ha aggredito ancora Castro, rinfacciandogli di ignorare le deportazioni di immigrati clandestini ordinata dal primo presidente afro-americano. Ma tutti hanno espresso rispetto per Obama, che è forse il vero vincitore della serata.

Nelle pagelle post dibattito la Warren (seconda nei sondaggi) sembra consolidarsi come la vera alternativa al moderato Biden, offrendo una versione più fresca e controllata del radicalismo di Sanders, che completa il terzetto di testa, quello dei ‘vecchietti’. Tutti gli altri rappresentano almeno un salto generazionale.

Se l’è cavata bene la Harris, pur dovendosi difendere dalle accuse di essere stata troppo conservatrice come attorney general. Ma si è distinta per i suoi affondi su Trump, bersaglio comune di tutti i candidati.

“Lo so che ci sta guardando e le voglio dire che lei semina odio, divisioni e paura. Ora può tornare a guardare Fox News”, ha detto strappando le risate del pubblico. Così come quando lo ha paragonato al Mago di Oz: “Quando si alza il sipario si vede che è proprio un piccoletto”.

L’ex deputato texano Beto O’Rourke invece ha riscattato le prove opache dei mesi scorsi, riscuotendo l’applauso più lungo sulla sparatoria nella sua natia El Paso del 3 agosto scorso: “Lo dico con chiarezza, voglio togliere agli americani le armi di assalto, che sia l’Ar-15 o l’Ak 47”. Una promessa che gli è già costata una minaccia di morte da parte del deputato repubblicano Briscoe Cain: “Il mio Ar è pronto per te”.

Il momento migliore di Pete Buttigieg, sindaco di South Bend e veterano dell’Afghanistan, è stato invece in chiusura, quando alla domanda su cosa significasse per lui resilienza, ha ricordato il difficile percorso di coming out che lo ha portato ad essere il primo candidato dichiaratamente gay della storia: “Non è stato facile nell’esercito ai tempi del ‘don’t ask don’t tell’ e nello stato dell’Indiana in cui era governatore Mike Pence”.