I Dem lanciano la sfida a Trump sull’impeachment

Camera Rappresentanti
La Commissione di Giustizia della Camera dei Rappresentanti. (ABC news)

WASHINGTON. – Lo spettro dell’impeachment torna ad aleggiare sulla Casa Bianca. A lanciare la sfida sono i democratici nel Congresso americano, con l’approvazione da parte della commissione giustizia della Camera di una risoluzione che fissa le regole per le indagini su Donald Trump.

Indagini che partiranno già la prossima settimana con le prime di una lunga serie di audizioni e testimonianze. Il voto tenutosi a Capitol Hill è solo un passaggio tecnico, procedurale.

Ma di fatto per la prima volta si apre esplicitamente la strada verso una possibile richiesta di messa in stato di accusa del tycoon, come ha spiegato il presidente della commissione Jerrold Nadler: “Indagheremo se ci sono gli estremi per questo, come ostruzione della giustizia, abuso di potere e corruzione. Un’indagine che ci permetterà di decidere se raccomandare o meno una richiesta di impeachment verso il presidente Trump”.

Il primo ad essere ascoltato dalla commissione giustizia, il prossimo 17 settembre, sarà Corey Lewandowski, l’ex manager della campagna presidenziale del tycoon. Ma la lista delle audizioni, seppur non ancora resa nota, sarebbe folta di nomi eccellenti, tra cui quelli possibili del figlio maggiore del presidente, Donald Junior Trump, e dell’ex procuratore speciale che ha indagato sul Russiagate, Robert Mueller.

Nonostante questo primo importante passo verso la possibile apertura di una procedura di impeachment, il partito democrático appare piú che mai diviso sul da farsi. E a frenare sulla via della messa in stato di accusa del presidente è soprattutto la leader dei dem in Congresso, la speaker della Camera Nancy Pelosi, che non ha mai nascosto come la “linea dura” verso Trump potrebbe trasformarsi in un boomerang con conseguenze catastrofiche per le elezioni del 2020.

Un voto col quale gli elettori non dovranno scegliere solo chi sarà il prossimo presidente ma dovranno anche rinnovare gran parte del Congresso.

É una delle questioni su cui le due anime del partito, quella liberal e quella più moderata, sono in contrasto. Due anime che si sfidano anche sul palco del terzo dibattito tra i candidati democratici alla Casa Bianca nella notte di Houston, in Texas, caratterizzata soprattutto dal duello tra l’ex vicepresidente Joe Biden e la senatrice Elizabeth Warren.

L’uno  frontrunner ed espressione dell’establishment del partito, l’altra paladina della sinistra progressista e in grandissima ascesa nei sondaggi, tanto da oscurare il ruolo di primo contendente al senatore Bernie Sanders.

É la prima volta che Biden e Warren sono davanti alle telecamere insieme, e uno dei motivi di scontro e’ l’eredità lasciata da otto anni di amministrazione Obama. Una presidenza a cui Warren non ha mai lesinato le critiche, soprattutto per come ha gestito la politica economica e finanziaria dopo la grande crisi.

Politica difesa invece a spada tratta dall’ex vicepresidente, che rivendica come proprio lui ed Obama abbiano tirato fuori il Paese dalle sabbie mobili della recessione.

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