Uniqlo apre in Italia a Milano davanti a Starbucks

L'interno di un negozio Uniqlo.
L'interno di un negozio Uniqlo. (ANSA)

MILANO.- Uniqlo sbarca nella capitale della Moda con un megastore da 1.500 metri quadrati improntato alla bioarchitettura e allo stile dei giardini zen giapponesi. L’arrivo a Milano del colosso giapponese del casualwear è un ulteriore tassello della rinascita di Piazza Cordusio, un tempo sinonimo di banche e finanza, e oggi, anche grazie alla sede della Reserve Roastery scelta da Starbucks per iniziare l’avventura italiana, sempre più glamour.

Il negozio aprirà al pubblico alle 10. “E’ con piacere che apriamo nella capitale del mondo nell’ambito della Moda” è stato il saluto di Tadashi Yanai, fondatore di Uniqlo e presidente di Fast Retailing. “Qui in Italia ci sono grandi marchi, come Ferragamo o Prada. Noi offriamo complementi che possono essere accostati con tutti i marchi italiani, come a quelli globali. Con noi è possibile giocare con tutti i marchi: questo è la quintessenza dell’abbigliamento quotidiano”.

Nello store dominato da bianco e trasparenze di vetro, un mix di esposizione d’abbigliamento per uomo, donna e bambino e installazioni artistiche, tra cui la parete di Olimpia Zagnoli, ispirata alle finestre di Milano.

Il debutto italiano della catena giapponese nata a Hiroshima nel 1984, e presente oggi in 22 paesi con oltre 2000 negozi che generano un fatturato di circa 19,17 miliardi di dollari, non sarà però il viatico a nuove aperture in tutta Italia. “Se fosse possibile vorremo aprire 100 negozi, ma forse non sarà possibile perché qui c’è una combinazione perfetta tra edificio, prodotto e ambiente che non è presente ovunque” ha aggiunto Yanai secondo cui lo store milanese “è un matrimonio perfetto tra design italiano e stile giapponese”.

Non a caso nel negozio sarà esposta una selezione di prodotti chiave di marchi noti – come Maruni , Medea, Rossignoli e Seletti – scelti da Uniqlo perché in linea con la sua filosofia di LifeWear, basato sulla creazione di abiti per lo stile di vita quotidiano di tutti. Per la catena il fondatore si auspica un futuro al femminile.

“In generale preferisco i leader donna perché sono più attente ai dettagli e sanno fare, in generale, un lavoro migliore in questo settore” ha spiegato. Per Yanai visto che le donne sono “più intuitive ma tendono anche pensare in modo più logico, quindi il segmento femmine è il più adatto ad essere leader nel settore creativo”. Quindi, la sua conclusione, “spero che nel futuro questo business italiano sarà gestito da una donna”.

(di Giorgia Bentivogli/ANSA)