California, gli autisti di Uber devono essere dipendenti

Manifestazione di lavoratori di Uber
Decine di autisti di Uber manifestano a sostegno del provvedimento Assembly Bill 5, di fronte al Capitolio a Sacramento, California, nell'agosto scorso. (AP)

WASHINGTON. – Una tegola rischia di abbattersi su Uber e sulle tantissime aziende che danno vita alla cosiddetta gig economy. Il Senato della California ha approvato una legge che, se dovesse definitivamente passare, dal primo gennaio del 2020 segnerebbe una svolta, cambiando lo status dei lavoratori del settore: non più contrattisti, ma verie propri dipendenti con un salario minimo, un’assicurazione sanitaria, giorni di malattia pagati e protezione sindacale.

Una vera e propria rivoluzione insomma, che in California riguarderebbe oltre un milione di persone ma che potrebbe presto diffondersi in tutti gli Stati Uniti, con il Golden State che aprirebbe la strada a leggi simili in altri stati.  Come quelli di New York, di Washington o dell’Oregon, dove già provvedimenti simili sono all’esame dei parlamenti locali.

Mentre qualcosa potrebbe muoversi anche a livello federale: basti pensare che una proposta simile alla Assembly Bill 5 della California (così si chiama il provvedimento) è inserita nelle agende elettorali di almeno cinque candidati democratici alla Casa Bianca: dai senatori Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Kamala Harris al sindaco di South Bend Pete Buttigieg.

Tutti chiedono più diritti e dignità non solo per gli autisti di Uber o della rivale Lyft, ma per tutti i lavoratori del settore che si fonda sul ricorso al lavoro temporaneo.

La legge californiana passa ora al vaglio dell’Assemblea statale e se anche qui dovesse essere approvata finirà sulla scrivania del governatore democratico Gavin Newson che ha già espresso il suo pieno sostegno al provvedimento, chiedendo ad Uber e alle altre aziende coinvolte di sedersi ad un tavolo e discutere ancora insieme come il testo possa essere migliorato.

Uber, Lyft e gli altri, però, sono sul piede di guerra. La loro tesi e’ che la nuova legge colpirà proprio i lavoratori del settore che chiedono invece maggiore flessibilità nell’orario e nell’organizzazione del lavoro.

Duplice la minaccia delle aziende: la legge causerà inevitabilmente un calo delle assunzioni e il rischio è quello che i maggiori costi verranno scaricati sugli utenti con tariffe più elevate.

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