Nuovi scontri a Hong Kong. Merkel in Cina: “serve dialogo”

Protesta a Hong Kong
Manifestanti si difendono con ombrelli dai lanci delle lacrimogeni (AP/Jae C. Hong)

PECHINO.  – La protesta di Hong Kong non si ferma ed è scesa di nuovo in piazza, con un sit-in di fronte alla stazione finito in nuovi violenti scontri con la polizia che è tornata a lanciare i lacrimogeni.

E mentre gli attivisti che giudicano insufficienti le aperture della Lam con il ritiro della legge sull’estradizione in Cina, hanno preannunciato un altro weekend (il 14/o) di proteste, in campo è scesa anche  Angela Merkel.

Nella sua visita, la 12/a, a Pechino la cancelliera – che ha ascoltato gli inni seduta, non sciogliendo i dubbi sulla sua salute – ha insistito sulla soluzione pacifica e il rispetto dei diritti quali strumenti per risolvere le turbolenze di Hong Kong: la Merkel, in Cina con un precario equilibrio tra economia e diritti umani, ha sollevato con il premier Li Keqiang il delicatissimo tema, almeno nella prospettiva cinese, raccogliendo l’appello ricevuto dagli attivisti dell’ex colonia britannica.

“C’è bisogno di una soluzione pacifica” con il dialogo e in linea con gli accordi sino-britannici del 1984 perché diritti e libertà “dovrebbero essere rispettati”, ha detto la Merkel nella Grande sala del popolo durante la conferenza stampa con Li, aperta in modo inconsueto dalla parte cinese solo ai media tedeschi al seguito e a pochi altri.

E ha valutato “positivo” il ritiro formale della legge sulle estradizioni in Cina annunciato mercoledì dalla governatrice Carrie Lam, origine delle proteste.

La Cina sostiene il governo di Hong Kong per chiudere, nel rispetto delle leggi, “il caos e ristabilire l’ordine”, ha detto in modo sibillino Li, rispondendo alla domanda se Pechino avesse escluso l’azione militare: “La Cina ha la saggezza necessaria”.

La Merkel, che ha ascoltato ancora una volta l’inno nazionale seduta durante il picchetto militare d’onore, è arrivata in Cina con un’economia mai così ammaccata, sull’orlo della recessione e dell’astio con l’amministrazione di Usa di Donald Trump.

E proprio sullo scontro commerciale tra il tycoon e la Cina, la cancelliera ha auspicato “una soluzione rapida”, visto che gli effetti negativi si vedono ormai in tutto il mondo.

I media ufficiali, tra cui l’agenzia Xinhua, hanno da giorni ripetuto che la “cooperazione tra due economie è necessaria per affrontare gli scossoni delle incertezze globali”.

Nutrita la delegazione di compagnie e imprenditori, tra Volkswagen, Allianz e Deutsche Bank. Germania e Cina hanno avuto un interscambio commerciale di quasi 200 miliardi di euro nel 2018: per Berlino, Pechino è il primo partner.

Per diverse case automobilistiche tedesche, il Dragone è ormai il primo mercato.

Intanto, sull’ex colonia britannica si è abbattuta la scure di Fitch che ha tagliato il rating, da “AA+” ad “AA”, citando le incertezze su stabilità e contesto del business dopo mesi di proteste pro-democrazia e le sfide nel processo di integrazione con il territorio cinese.

L’outlook negativo fa presagire altri interventi al ribasso: Pil azzerato nel 2019 e a +1,2% nel 2020.

A Hong Kong, in serata, si sono avuti altri scontri tra manifestanti e polizia, tornata a usare i gas lacrimogeni per disperdere la folla davanti alla stazione Prince Edward, formatasi per chiedere il rilascio dei video filmati il 31 agosto dalle telecamere di sorveglianza sulle violenze delle unità d’elite della polizia contro i dimostranti.

Un’anteprima di quello che potrebbe capitare domani, con il 14/o weekend di fila di proteste: l’ipotesi circolata sui social media è di interrompere ancora le linee di collegamento con l’aeroporto internazionale, non ritenendo sufficienti lo stop formale della contestata legge pro-Cina e le aperture della Lam, tra cui quella sul dialogo diretto.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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