“Imminente lo scambio di prigionieri Mosca-Kiev”

Oleg Sentsov
Una manifestazione per la liberazione del regista ucraniano Oleg Sentsov a Berlino., (www.alamy.it)

MOSCA.  – Curiosamente, è dall’Estremo Oriente russo, nella Vladivostok blindata per la tradizionale kermesse del forum economico, che Vladimir Putin schiude un pochino l’uscio a un sostanziale rammendo nei confronti dell’Occidente.

Benché, ovviamente, a modo suo. Partiamo dallo spinoso nodo ucraino, dal quale, a cascata, dipende il dossier sanzioni. Lo zar ha infatti dato per “imminente” un “vasto” scambio di prigionieri con Kiev capace di “far compiere buoni passi avanti verso la normalizzazione” dei rapporti. E così netto non lo era mai stato.

Certo, il diavolo sta nei dettagli e bisogna vedere se la controparte ucraina, Volodymyr Zelensky, condividerà tanto ottimismo.

Ma il segnale è importante. Putin, dalla sessione plenaria del forum, dialogando con l’ospite d’onore, il premier indiano Narendra Modi, nonché il leader giapponese Shinzo Abe, quello mongolo Khaltmaagiin Battulga e quello malese Mahathir bin Mohamad, ha poi però punzecchiato Donald Trump, sostenendo che al G20 di Osaka gli ha proposto di acquistare le ultimissime armi russe, incluso quelle “ipersoniche”, in modo da ovviare all’equilibrio strategico previsto dai trattati, visto che nessuno, nemmeno gli Usa, è in possesso di missili così avanzati. Una battuta, forse.

Su un tema però – quello degli accordi sull’antiproliferazione e il controllo degli armamenti – di norma affrontato con grande serietà da Putin.

Ma d’altra parte, se si deve trovare un filo conduttore al Putin-show di Vladivostok, forse è proprio quello dell’arguzia alternata all’uscita di sostanza. Come sul capitolo G8, ad esempio. Lo zar si è detto ben disposto a rientrare nel club dei grandi del pianeta, a patto che gli altri leader accettino di venire in Russia dato che proprio a Sochi si sarebbe dovuto tenere il summit del 2015, poi saltato in seguito alla crisi ucraina.

“Ogni occasione di confronto è preziosa”, ha assicurato precisando però che, al giorno d’oggi, nessuna organizzazione internazionale può pensare di servire davvero a qualcosa se non prevede la partecipazione di India e Cina. “Tutti sanno che la leadership occidentale sta finendo, anche Macron lo ha detto pubblicamente”, ha aggiunto Putin.

Cosa probabilmente anche vera ma ancor più comoda da dire quando si stanno negoziando miliardi di dollari di contratti con le grandi potenze dell’Oriente, a pochi chilometri dai confini di Cina, Giappone e Corea del Sud. L’India, in tal senso, è una novità.

Modi ha annunciato una linea di credito da 1 miliardo di dollari per sostenere gli investimenti nell’Estremo Oriente russo – “sarà la nostra piattaforma di lancio nella regione” – e firmato diverse intese sulla cooperazione energetica (con un occhio particolare al gas liquefatto estratto nell’Artico) e militare.

Mosca sta vendendo a New Delhi gli S-400, spina nel fianco degli Usa, e nel corso del forum è emerso che il portafoglio ordini, tra mezzi e armamenti vari, ormai ha toccato i 14,5 miliardi di dollari.

Insomma, Putin a Vladivostok ha intessuto come di consueto la sua tela multipolare a colpi di gas e grandi aperture agli investimenti. Con, appunto, una certa attenzione a quel che accade sul fronte occidentale: quando tutto sarà pronto Mosca e Kiev annunceranno “insieme” gli accordi raggiunti. Ma se questo sarà veramente l’inizio del disgelo, è ancora presto per dirlo.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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