Gaffe Trump, mappa uragano falsificata col pennarello

Trump alla Casa Bianca
Il presidente Donald Trump mostra alla stampa il cartello con il percorso previsto per l'uragano Dorian nello Studio Ovale della Casa Bianca. (ANSA/AP/Evan Vucci)

WASHINGTON. – Un tratto di pennarello nero sulla mappa che descrive la traiettoria di Dorian. Una línea curva che estende il cono dell’uragano fino a comprendere uno spicchio dell’Alabama. A tenere in mano il cartello, al termine di un briefing nello Studio Ovale, è Donald Trump, che nel fine settimana in un tweet aveva erroneamente inserito il Cotton State tra quelli che sarebbero stati travolti dal ciclone.

Affermazione immediatamente smentita dalle autorità: “L’Alabama non subirà alcun impatto da Dorian. Ripetiamo, nessun impatto dall’uragano”, il categorico tweet del National Weather Service teso a rassicurare la popolazione.

Ma Trump non ci sta e, dopo aver ribadito più volte che le previsioni iniziali comprendevano anche l’Alabama tra le aree colpite, ha mostrato il controverso cartello davanti alle telecamere, con i media ora scatenati nel domandarsi chi abbia aggiunto quel segno di inchiostro: il presidente stesso oppure qualche oscuro funzionario? E in quest’ultimo caso si tratta di uno zelante burocrate più realista del re o che invece ha agito dietro preciso ordine?

Così, mentre Dorian continua a flagellare la costa orientale degli Stati Uniti e alle Bahamas si contano almeno 20 morti e forse migliaia di dispersi, il presidente americano nel giro di poche ore viene a sua volta travolto dalla bufera per un grafico che appare alterato ad arte. In quella che sarebbe, sottolineano vari esperti, una palese violazione della legge federale.

Diffondere previsioni meteorologiche contraffate è infatti un reato previsto dal codice e punito con una salatissima multa e con una pena fino a 90 giorni di carcere.

L’imbarazzo della Casa Bianca è grande. La portavoce Stephanie Grisham non commenta e l’ira del tycoon per la piega presa dalla vicenda traspare anche dall’ultimo tweet in cui torna a scagliarsi contro le fake news: “L’Alabama stava per essere colpito o sfiorato dall’uragano Dorian che poi ha invece preso un’altra traiettoria (lungo la costa orientale).  I fake media lo sanno molto bene!”. Qualcuno ironizza parlando di “manipolazione orwelliana”: “Ora due più due fa cinque”.

Intanto, mentre Dorian si indebolisce, decine di migliaia di persone sono state evacuate e altrettante sono rimaste senza corrente elettrica tra South Carolina, North Carolina e Georgia, dove le fortissime piogge hanno già provocato allagamenti e alluvioni ovunque.

E inevitabilmente quello del climate change diventa un tema ancor più centrale nella campagna elettorale per le presidenziali del 2020, con i candidati democratici in parte divisi sul da farsi ma uniti nell’accusare Trump di giocare con il fuoco con le sue politiche tese a smantellare decenni di progressi in campo ambientale.

“Un incubo”, afferma Elizabeth Warren, “un idiota pericoloso”, rincara la dose Bernie Sanders. Carbon tax, multe per chi inquina e gli Usa di nuovo nell’accordo di Parigi i punti che sembrano unire i dem, da Joe Biden a Pete Buttigeg. Con la senatrice californiana Kamala Harris che promette di portare i big del petrolio e i grandi inquinatori davanti alla giustizia.

Trump li ascolta ad uno ad uno e liquida gli avversari ancora su Twitter: “Le loro proposte ambientali sono dannose e avranno l’effetto di aumentare le bollette energetiche degli americani e il prezzo del carburante alla pompa”. Poi fa sapere di aver bocciato i nuovi standard per migliorare l’efficienza delle lampadine a risparmio energetico.

(di Ugo Caltagirone/ANSA