Tennis, sogno americano Berrettini: “ora non mi fermo”

Berrettini in una foto d'archivio.
Berrettini in una foto d'archivio.

ROMA. – Tra l’impresa e il sogno c’è Gael Monfils. Matteo Berrettini sa di aver già scritto una pagina, e non solo personale, del tennis azzurro: da 42 anni, con Corrado Barazzutti in campo allora, un italiano non si affacciava ai piani tanto alti degli Us Open.

Per il romano, classe 1996, i primi quarti di finale di uno slam sono, per usare le sue parole, “una cosa folle”, eppure adesso non si accontenta e all’appuntamento con la storia che vale la semifinale del torneo americano l’azzurro pensa al bis.

“Non voglio fermarmi qui” ha detto Berrettini che deve proporre un altro show dei suoi per eliminare il francese di dieci anni più grande, e numero venti del ranking mondiale. ”

L’ho visto giocare da quando ero molto giovane – racconta dell’avversario Berrettini -. E’ prima di tutto un atleta, poi un tennista. E’ incredibile il modo in cui si muove in campo, come salta. Devo giocare il mio tennis migliore per vincere. Normalmente, comunque, io non adatto il mio tennis ai miei avversari. Penso prima a me, al mio servizio, al mio dritto, poi penso a chi ho di fronte”.

Il 23enne azzurro segue le sue emozioni, quelle “pazzesche” vissute nel match contro il russo Rublev in cui ammette di aver “giocato giusto e bene. Ho fatto al meglio tutto quello che so fare. Questo serviva”.

Berrettini ci riprova con Monfils, lui che da quattro mesi è tra i primi 25 al mondo e grazie al successo su Rublev a New York vola al 16/o posto.

Un’ascesa incredibile per il giocatore capitolino, se si pensa che nel 2016 – causa un brutto infortunio al ginocchio – era precipitato al n.883. Poi la ripresa, un 2018 da grande promessa (con la vittoria del suo primo torneo Atp, a Gstaad sulla terra rossa), e il 2019 di conferme importanti, con il successo a Budapest e poi sull’erba a Stoccarda. Tre successi a Wimbledon quest’anno, la resa solo con re Roger Federer.

Fisicamente forte – è alto 1,94 – Matteo ha dedicato la vittoria contro Rublev alla sua famiglia, a papà Luca e mamma Claudia, che lo portavano ai tornei in camper. Poi una videochiamata con la madre, la nonna Lucia e il fratello Jacopo (altro tennista di casa).

E adesso la testa rivolta alla sfida che vale il sogno a stelle e strisce: per continuare a vivere la favola c’è da battere anche Monfils.

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