Dietrofront Trump, in Afghanistan terremo 8.600 soldati

Soldati Usa in Afghanistan
Soldati americani sbarcano in Afghanistan.(Infobae.com)

WASHINGTON. – Donald Trump ha annunciato che gli Usa manterranno 8.600 soldati in Afghanistan, contro i 14 mila attualmente presenti, anche dopo l’accordo di pace con i talebani, dato per “molto vicino” da entrambe le parti alla vigilia di un ulteriore round di negoziati questa settimana a Doha.

“Ridurremo i militari a 8.600 e poi vedremo”, ha dichiarato in un’intervista radiofonica a Fox News, aggiungendo che gli Stati Uniti “devono conservare una presenza” nel Paese, anche a livello di intelligence.

Un apparente dietrofront, come quello in Siria. Una mossa che spiazza anche gli alleati Nato, dopo che il tycoon aveva promesso sin dalla sua campagna elettorale di voler cessare subito “le guerre senza fine” come quella che dura da 18 anni in Afghanistan, ritirando tutte le truppe americane. Una condizione posta anche dai talebani.

Evidentemente però il commander in chief ha avuto uno dei suoi ripensamenti, o si è lasciato convincere dai generali del Pentagono sul rischio di abbandonare un Paese ancora fragile e vulnerabile, da lui stesso definito in passato “l’Harvard del terrore”.

Proprio ieri il generale Joseph Dunford, capo di stato maggiore delle forze armate, aveva definito prematuro parlare di ritiro: “Non userò la parola ritiro ora, direi che faremo in modo che l’Afghanistan non sia un santuario per il terrorismo e tenteremo di portare pace e stabilità nel Paese”.

Così probabilmente anche i partner dell’Alleanza Atlantica dovranno rivedere i loro piani di ritiro.

In ogni caso Trump ha minacciato che nell’eventualità di un nuovo attacco contro gli Usa ordinato dall’Afghanistan, come successe l’11 settembre con Al-Qaida, Washington ritornerebbe con forze “mai viste prima”.

Gli Usa hanno avuto sino a 96 mila uomini, nel 2011, per combattere i talebani e organizzazioni terroristiche presenti nel Paese. E se anche sotto Trump non sono riusciti a vincere, ha ribadito il presidente, è perché lui non vuole uccidere “10 milioni di persone”.

L’inquilino della Casa Bianca punta tutto su un’intesa con i talebani, finora basata su un ritiro sostanziale degli americani, con un calendario preciso, in cambio della garanzia degli insorti che il Paese non sia più utilizzato da Al-Qaida o altri gruppi terroristici.

Una garanzia su cui aleggia più di qualche dubbio. Sono previsti anche negoziati di pace paralleli tra i talebani e il governo di Kabul.

“Speriamo di avere presto buone notizie per la nostra nazione musulmana che cerca indipendenza”, ha fatto sapere Suhail Shaheen, un portavoce dell’ufficio politico dei talebani a Doha, dove è in arrivo Zalmay Khalilzad, l’inviato speciale Usa per la pace in Afghanistan.

Una partita alla quale non sono estranei India e Pakistan, che da anni usano l’Afghanistan nel loro conflitto.

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