Usa 2020: flop de Blasio, fuori dal terzo round tv

Bill de Blasio
Il sindaco di New York Bill de Blasio con sua moglie la scrittrice Chirlane McCray, si avvia a lanciare la sua candidatura alla Casa Bianca nel maggio scorso. (El Pais)

WASHINGTON.- “Non ho mai perso una campagna elettorale. Se avessi dovuto seguire i sondaggi non sarei diventato nemmeno sindaco, e per ben due volte”, amava ripetere Bill de Blasio a chi gli sconsigliava di non candidarsi per la Casa Bianca.

Ma ora il primo cittadino di New York, 58 anni, uno degli ultimi ad annunciare la sua discesa in campo, lo scorso maggio, sembra già a fine corsa.

É lui infatti il nome più blasonato degli 11 candidati presidenziali dem esclusi dal terzo dibattito tv previsto a Houston il 12 settembre per non aver raggiunto i due requisiti richiesti: contributi da almeno 130 mila donatori e il 2% in quattro sondaggi di istituti approvati dal partito.

Una soglia mancata anche dalla deputata Tulsi Gabbard, dal miliardario filantropo Tom Steyer (uno dei maggiori donatori dem) e dalla senatrice di New York Kirsten Gillibrand, paladina del movimiento #Metoo, ritiratasi ieri.

Ce l’ha fatta invece un altro sindaco, di una città ben più piccola, South Bend (Indiana), Pete Buttigieg, insieme all’ex vicepresidente Joe Biden, ai senatori Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Kamala Harris, Cory Booker, Amy Klobuchar, all’ex deputato Beto O’Rourke, all’ex ministro obamiano Julian Castro e all’imprenditore Andrew Yang.

Un vero smacco per de Blasio, a soli cinque mesi dai caucus in Iowa che aprono la stagione delle primarie.

L’ambizioso sindaco italo-americano di New York era ossessionato da anni dalla corsa alla Casa Bianca e voleva esportare su scala nazionale l’esperienza fatta alla guida della Grande Mela, accreditandosi come il vero candidato anti-Trump: “E’ un bullo, un prepotente, ma io so come batterlo”, aveva assicurato annunciando la sua candidatura e affibbiandogli un soprannome irriverente, con la stessa tecnica usata dal presidente: “Con Don’”, Donald il truffatore.

Il tycoon gli aveva risposto stizzito su Twitter: “Questa candidatura è una barzelletta.É’ il peggior sindaco degli Stati Uniti e New York lo odia”.

Molti in effetti non sono convinti che il bilancio da sindaco aiuti de Blasio, la cui leadership progressista ha più volte traballato. La crisi dell’edilizia residenziale pubblica, gli affitti alle stelle, il boom dei senza tetto, il degrado della iconica subway newyorchese gli vengono spesso rinfacciati anche da chi lo ha sostenuto.

Lui ha tentato di giocare la carta della working class, della difesa degli immigrati, della lotta ai cambiamenti climatici e del superamento delle disuguaglianze sociali. Ma non ha fatto breccia.

Nell’ultimo dibattito era pure stato contestato per non aver licenziato il poliziotto bianco responsabile della morte del nero Eric Garner, un venditore di sigarette di contrabbando morto soffocato durante l’arresto.

Così ora sarà solo spettatore del terzo dibattito tv, che ha dimezzato il numero dei contendenti (10 su 21) e che consentirà un confronto tra tutti in un’unica serata, a differenza dei due precedenti, con possibili duelli inediti: come quello tra Joe Biden, che negli ultimi sondaggi resta saldamente in testa (32%), ed Elizabeth Warren, sua prima inseguitrice (tra il 14% e il 19%) in un terzetto di testa completato da Bernie Sanders (tra il 12% e il 15%).

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)