Crisi d’agosto pesa sulla fiducia di consumatori e imprese

Signora di fronte ad un bancone del supermercato.

ROMA. – Cala ad agosto, in piena crisi di governo, la fiducia dei consumatori e delle imprese. E nel sentiment delle famiglie pesano soprattutto i giudizi e le attese sulla situazione economica dell’Italia. Mentre per le imprese si conferma “un quadro di elevata incertezza”.

La rilevazione mensile dell’Istat fotografa un clima più negativo, dopo il forte incremento dell’indice rilevato a luglio. Una situazione che, attaccano sia i consumatori che le associazioni delle imprese, è senz’altro “effetto” della crisi di governo e dell’instabilità politica, con gli italiani che guardano con maggiore pessimismo al futuro, sotto l’ombra di una nuova recessione, e che temono soprattutto l’aumento dell’Iva.

Senza un intervento di blocco dei rialzi o una rimodulazione, l’Iva rischia di passare nel 2020 dal 10% al 13% e dal 22% al 25,2%. In particolare, l’Istituto di statistica registra ad agosto una flessione sia del clima di fiducia dei consumatori, che passa da 113,3 a 111,9, sia delle imprese, che scende da 101,2 a 98,9.

Nelle opinioni delle famiglie la diminuzione della fiducia è generalizzata ma sono la componente economica e quella futura a registrare le flessioni più marcate, passando da 129,6 a 127,8 e da 117,4 a 115,4. Il calo è, invece, più contenuto per il cosiddetto clima personale relativo alla situazione familiare (da 108,0 a 107,0) e per quello corrente (da 111,1 a 110,0).

Non va meglio guardando alle imprese: l’indice di fiducia diminuisce in tutti i comparti con l’unica eccezione segnata dal commercio al dettaglio, dove rimane sostanzialmente stabile (da 110,0 a 109,9). In particolare, il settore delle costruzioni e quello dei servizi subiscono il calo più marcato (da 142,8 a 140,4 e da 100,0 a 97,4), mentre il “deterioramento” è più contenuto nella manifattura (da 100,1 a 99,7). Tuttavia, segnala ancora l’Istat, i livelli di fiducia nella manifattura e nei servizi sono i più bassi da inizio anno.

E sono le stesse imprese insieme ai consumatori a rilanciare l’allarme. “La crisi di governo e l’ombra della recessione spaventano famiglie e attività economiche”, afferma Confesercenti rilevando un “quadro di crescente preoccupazione per il futuro e diffuso pessimismo”.

Pesano “l’instabilità politica e le incertezze sulla prossima legge di bilancio, su cui pende la spada di Damocle degli aumenti Iva” previsti dalle clausole di salvaguardia dell’ultima manovra, che vanno per questo disinnescate. Senza contare il rischio, a cascata, di una nuova gelata dei consumi. Anche per Confcommercio questi fattori “alimentano” incertezza, andandosi ad associare “alla debolezza del quadro economico interno e internazionale”.

In quest’ottica, quindi, chiede di “dare rapidamente risposte” soprattutto sull’aumento dell’Iva, “ipotesi che – avverte l’associazione – avrebbe un pesantissimo contraccolpo sull’economia e sulla società”. D’accordo i consumatori: la priorità per il prossimo governo è “la ricerca dei 23,1 miliardi necessari per evitare la stangata dell’Iva”, sostiene l’Unione nazionale consumatori.

L’Istat segnala inoltre l’andamento del fatturato dei servizi che nel secondo trimestre dell’anno stima in aumento dello 0,3% rispetto al primo trimestre e dello 0,4% rispetto allo stesso trimestre del 2018, con il balzo delle Attività delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione, in crescita dell’8,3% su base annua.

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