Trump al G7 riapre ai negoziati con la Cina sui dazi

G7
Trump e il suo omologo francese Emmanuel Macron a tavolo insieme durante il vertice del G7 a Biarritz. (7dejunio)

BIARRITZ (FRANCIA).- “Stanotte una breaking news dalla Cina mi ha portato buone notizie. I cinesi fanno sul serio, stavolta vogliono l’accordo” sul commercio: Donald Trump ha raccontato così la svolta del G7, cominciato fra mille tensioni, proseguito fra le sabbie mobili di mille dossier congelati ma finito con una sorprendente folata di ottimismo.

Da quel momento il rude Trump è sembrato un altro leader, il vertice di Emmanuel Macron a Biarritz è potuto decollare e concludersi addirittura con qualche accenno di fuochi d’artificio: scadenze in agenda per la trattativa sul nucleare iraniano, fine della polemica Francia-Usa sulla tassa ai giganti del web con rischio di dazi sul vino, accettabile compromesso sulla Russia.

Resta la lotta al cambiamento climatico, tema indigesto anche per il Donald euforico di oggi.

Un Macron in forma strepitosa, infaticabile nel lavorare ai fianchi Trump, ha portato a casa quello che il presidente americano, che meno di un anno fa lo ricopriva di tweet irridenti, ha definito “un grande successo”.

Appuntamento l’anno prossimo a Miami, tutti nella sfrontata residenza del tycoon, un annuncio fatto da Trump sull’onda dell’entusiasmo mentre era seduto su un divano davanti ai giornalisti e a fianco della sobria Angela Merkel, rimasta senza parole.

Il capo della Casa Bianca l’ha incalzata: “É incomparabile, sarai a soli tre minuti di elicottero dall’aeroporto…”.

Il sonnacchioso appuntamento di Biarritz, dove anche i contestatori non sono andati oltre qualche scaramuccia, si era animato all’improvviso ieri pomeriggio, quando l’Airbus del ministro degli Esteri iraniano Zarif è atterrato a sorpresa nel cuore di una trattativa bloccata da Trump per l’accordo sul nucleare di Teheran.

“Macron non mi ha mancato di rispetto – ha spiegato stamattina Trump scagionando il collega francese – sapevo di Zarif”. Certo, “è presto per incontrarlo”, ha aggiunto. Ma “sono stati fatti veri progressi”, ha concesso Trump, arrivando a giudicare “realistico” un meeting addirittura con il presidente iraniano Rohani “nelle prossime settimane”.

Il cambiamento di tono e di sostanza sui dazi resta però il più spettacolare: da scoglio invalicabile, il tema è diventato in qualche ora il motore trainante del summit. “I dazi alla Cina? Mi rammarico solo di non averli messi più alti”, tuonava appena ieri pomeriggio il capo della Casa Bianca. Che stamattina invece cantava le lodi di Xi (“un grande leader, un uomo intelligente”) e assicurava in ogni sala del centro congressi Bellevue in cui entrava che “la Cina questo accordo lo vuole disperatamente”.

Sull’onda dell’entusiasmo, anche la diatriba sulla tassa francese imposta ai giganti del web si è quasi dissolta: al posto dell’iniziativa unilaterale di Parigi, si negozierà un accordo fiscale internazionale in sede Ocse.

E se l’imposizione per Google, Amazon, Facebook e gli altri giganti americani risulterà inferiore a quanto prescritto dall’attuale legge, la Francia rimborserà il maltolto.

Road map sulla Libia con conferenza internazionale, 20 milioni sbloccati immediatamente per spegnere i fuochi in Amazzonia – anche con i Canadair francesi – raccomandazione ad evitare violenze a Hong Kong: tutto o quasi ha trovato posto in un foglietto con la dichiarazione finale, sbandierato in apertura di conferenza finale da Macron.

L’ambizioso capo dell’Eliseo si era quasi rassegnato a rinunciarci, memore della fine ingloriosa della scorsa edizione del vertice canadese, quando Trump piantò tutti in asso e se ne andò senza firmare.

Mentre mostrava a tutti i presenti e a tutte le telecamere del mondo quel foglio intestato “G7 Biarritz – Dichiarazione dei Capi di Stato”, non smetteva di guardarlo lui stesso, sorridendo. Certo finirà fra i cimeli più preziosi del suo mandato.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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