Pil Italia in coda G7 ma per Ocse ci sono spazi manovra

L' ex ministro dell' Economía, Giovanni Tria. Archivio. ANSA

ROMA. – L’economia italiana è ferma. Nel trimestre tra aprile e giugno, la crescita del Pil è stata pari a zero, sia nel confronto con il primo trimestre dell’anno che con gli stessi tre mesi del 2018, registrando la peggiore performance tra i Paesi del G7, molto inferiore alla media Ocse e a quella europea.

A certificarlo è l’Ocse, che ha messo in fila i dati provenienti da tutti i Paesi dell’organizzazione ma che, nonostante i numeri poco lusinghieri per il nostro Paese, mentre a Roma si infittiscono le trattative per la formazione di un possibile nuovo governo, lancia comunque un segnale di fiducia.

Dal G7 di Biarritz, il segretario generale Angel Gurria ha definito gli italiani “i più esperti al mondo nel correggere le loro differenze politiche nel corso del tempo”. “Abbiamo fiducia nelle istituzioni italiane, sono abbastanza forti. – ha sottolineato in un’intervista – Il presidente della Repubblica prenderà la decisione più giusta per formare il prossimo governo”.

Un attestato di stima che Gurria ha ulteriormente rafforzato puntando l’attenzione sul calo dello spread: “oggi con i tassi d’interesse che rimangono bassi e che probabilmente continueranno ad abbassarsi, diventando a volte negativi, l’Italia ha spazio di manovra per adottare stimoli fiscali, in maniera controllata”, ha spiegato.

Misure espansive sono dunque possibili e potrebbero peraltro trovare un alleato anche nella stessa Ue se, come riportato dal Financial Times, Bruxelles pianificasse effettivamente di semplificare le regole di bilancio dell’Eurozona.

Le modifiche allo studio permetterebbero di ammorbidire i target dei conti che l’Italia non ha sempre rispettato alla lettera, ma la portavoce della Commissione, Mina Andreeva, ha già bollato come “a credibilità zero”, allontanando l’idea di un aiuto involontario in vista delle prossime manovre.

In attesa di capire chi sarà a dover mettere a punto la legge di bilancio, i numeri intanto parlano da soli. Nel secondo trimestre dell’anno, tra i grandi Paesi industrializzati solo il Regno Unito (-0,2%) e la Germania (-0,1%) hanno fatto peggio dell’Italia nel confronto con il primo trimestre.

Un rischio più che una consolazione per l’economia made in Italy, legata a doppio filo a quella tedesca. Il rallentamento c’è stato ma più moderato, negli Usa e in Giappone (rispettivamente al +0,5% e al +0,4%, dal +0,8% e dal +0,7% nel trimestre precedente), in Francia (da +0,3% a +0,2%).

Su base annua per il nostro Paese è andata però peggio. L’area Ocse ha registrato un aumento del Pil dell’1,6%. Nel G7, gli Stati Uniti hanno messo a segno la crescita annuale più elevata (+2,3%), mentre l’Italia, sottolinea l’organizzazione, ha registrato la crescita annuale più bassa (0,0%). La Germania è cresciuta dello 0,4% e la Francia dell’1,3%.

Il Pil del Regno Unito è aumentato dell’1,2%. La media dell’Unione europea è stata di +1,3% e quella di Eurolandia di +1,1%.

(di Mila Onder/ANSA)

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