Trump lancia un missile e sfida Russia e Cina

Missile Tomahawk
Un missile Tomahawk lanciato dagli Stati Uniti contra Siria nel 2017. (Elpaís.com)

WASHINGTON.- Gli Stati Uniti lanciano la sfida a Russia e Cina con il primo test missilistico da oltre 30 anni. Prima o poi doveva succedere dopo che Donald Trump e Vladimir Putin hanno deciso di stracciare il trattato sui missili a raggio intermedio (Inf) firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, quello che limitava l’uso di armi nucleari e convenzionali ponendo di fatto fine, una volta per tutte, alla Guerra Fredda.

Ora il rischio di una nuova corsa agli armamenti diventa reale, con un salto indietro nel tempo che però stavolta vede tra i protagonisti anche il gigante asiatico.

A dare l’annuncio del lancio fino a poco tempo fa vietato è stato il Pentagono, spiegando che il test, nel quale il missile ha colpito un bersaglio a 500 chilometri di distanza, è avvenuto con una testata convenzionale partita dalla remota isola di San Nicolas, al largo della California.

L’operazione è pienamente riuscita e non si esclude che a breve ne possano seguire delle altre. Del resto la Casa Bianca lo aveva detto: la Russia per anni ha violato il trattato Inf e gli Stati Uniti non possono rimanere a guardare.

Il riferimento è soprattutto allo sviluppo del sistema missilistico russo Ssc-8, incompatibile con il divieto che fu stabilito nel 1987 per i missili lanciati da terra con una gittata tra i 500 e i 5.500 chilometri.

In particolare per Washington il vero pericolo viene dal Novator 9M729, il supermissile russo che sarebbe in grado di volare per 2.500 chilometri, avendo quindi come bersaglio anche la costa occidentale degli Stati Uniti.

L’ira di Mosca, cha accusa Washington di irresponsabilità,  non si è fatta attendere. Il portavoce di Vladimir Putin, Dimitri Peskov, ha affermato che il lancio del missile da crociera dalle acque della California è la dimostrazione di come gli Stati Uniti già da tempo si preparavano a lasciare lo storico accordo: “Diverse settimane e persino mesi non sono sufficienti a preparare un test del genere”.

Più duro il viceministro degli Esteri di Mosca, Sergei Ryabkov: “Ci dispiace – ha detto alla Tass – gli Usa hanno chiaramente imboccato un percorso di escalation della tensione militare. Anche se noi non reagiremo alle provocazioni”.

Per Ryabkov il test del Pentagono dimostra come “gli Usa hanno sviluppato a lungo questi sistemi, e i preparativi per abbandonare l’accordo prevedevano in particolare questo tipo di ricerche”.

Mosca già in passato ha risposto alle accuse di Trump a sua volta accusando gli Usa di trasgredire il trattato Inf con il loro scudo spaziale nell’Europa dell’Est.

Ora, come più volte affermato dal tycoon, l’obiettivo della Casa Bianca potrebbe essere quello di coinvolgere anche la Cina in un nuovo accordo per limitare la proliferazione delle armi, con l’obiettivo soprattutto di vincolare la superpotenza asiatica impegnata a sviluppare un arsenale che potrebbe ben presto sopraffare quello americano.

Ma da Pechino non arrivano per ora segnali positivi. Anzi, per le autorità cinesi il test Usa, al contrario, dà il via a una nuova corsa agli armamento “che avrà un grave impatto negativo sulla sicurezza internazionale e regionale”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shang.

E il nuovo scenario rischia di alimentare le tensioni soprattutto nelle acque contese del Mar del sud della Cina, con il consigliere nazionale della Casa Bianca, John Bolton, che ha lanciato l’ennesimo monito a Pechino: “Basta atteggiamenti prepotenti nell’area”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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