“Milioni dai sauditi”, il dittatore Bashir alla sbarra

Omar Bashir
L' expresidente del Sudán, Omar al Bashir, seduto nella corte che lo giudica per corruzione , a Khartoum, Sudán. (REUTERS/Mohamed Nureldin Abdallah)

IL CAIRO. – Omar Bashir ha ammesso di aver ricevuto 90 milioni di dollari dall’Arabia Saudita. É quanto ha dichiarato un investigatore all’apertura del processo a Khartoum contro l’ex dittatore del Sudan, arrestato ad aprile subito dopo essersi dimesso sull’onda delle proteste popolari che hanno portato al colpo di stato militare.

Il padre-padrone dei sudanesi, che ha governato con il pugno di ferro per 30 anni, è comparso in tribunale per rispondere delle accuse di corruzione che includono il riciclaggio di denaro e il possesso di grandi quantità di valuta straniera dopo che nella sua abitazione furono confiscati 113 milioni di dollari.

Scortato da un imponente convoglio militare, Bashir si è presentato in aula con la barba lunga e la tradizionale túnica bianca, dietro una gabbia con le sbarre. L’unico guizzo del 75enne ex dittatore è stato il cenno rivolto ai familiari che lo hanno saluto in aula al grido di “Allah Akbar”.

Dopo che gli sono state elencate le accuse, è stata la volta della deposizione dell’investigatore a capo delle indagini che per primo raccolse la testimonianza dell’ex presidente dopo la confisca del denaro in casa sua.

“Ci ha detto che i soldi non facevano parte del bilancio di stato e di aver ricevuto 25 milioni di dollari dal príncipe ereditario saudita, Mohammed bin Salman”, ha detto il detective Ahmed Ali. A questi, ha poi proseguito, si sono aggiunte due somme di 35 e 30 milioni di dollari che gli erano stati dati dal re saudita Abdallah, deceduto nel 2015.

Secondo l’investigatore, Bashir ha ammesso di aver cambiato la valuta e di aver utilizzato il denaro, ma di non ricordare per cosa e di non avere ricevute o documenti al riguardo. Dopo la deposizione del detective, durata tre ore, il giudice ha aggiornato l’udienza al 24 agosto.

Il team legale dell’ex presidente, che comprende 100 avvocati, respinge le accuse di corruzione “perché prive di fondamento”, sostenendo che la Corte le rifiuterà e che il loro cliente sarà punito con una semplice multa.

A maggio, il pubblico ministero aveva accusato Bashir di incitamento e coinvolgimento nell’uccisione di manifestanti durante la rivolta iniziata a dicembre, inizialmente per l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e per la crisi economica, ma poi sfociata nella richiesta di dimissioni.

Bashir è anche ricercato dalla Corte penale internazionale per accuse di crimini di guerra e genocidio legate al conflitto in Darfur nei primi anni 2000, anche se i militari hanno detto che non lo estraderanno.

L’apertura del procedimento contro l’ex dittatore, inizialmente prevista per sabato, giunge nel momento in cui il processo di transizione verso il potere civile attende il suo primo atto concreto con la nomina dei membri del consiglio sovrano.

La formazione di quest’ultimo, infatti, è slittato a martedì dopo che sono sorti disaccordi all’interno dell’opposizione sulla lista dei 5 civili da proporre che, insieme a 5 militari, dovranno formare il consiglio sovrano.

L’opposizione ha quindi annunciato di aver bisogno di maggiore tempo per le consultazioni prima di decidere.

(di Gaetana D’Amico/ANSA)