Open Arms, la Procura indaga per sequestro di persona

I migranti ammassati sul ponte della nave Open arms in un fermo immagine del video postato su Twitter dalla ong.
I migranti ammassati sul ponte della nave Open arms in un fermo immagine del video postato su Twitter dalla ong. TWITTER/OPEN ARMS

ROMA. – Alla guerra sulla pelle delle 138 persone da due settimane a bordo della Open Arms e ancora bloccate sulla nave fuori dal porto di Lampedusa si aggiunge un nuovo capitolo: la procura di Agrigento, dopo l’esposto degli avvocati della ong spagnola, ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, per sequestro di persona, violenza privata e abuso in atti d’ufficio.

Ed è scontro anche sulle condizioni mediche dei migranti: agli allarmi dei medici del Cisom e di Emergency, che parlano di 20 casi di scabbia e di condizioni “igienico-sanitarie pessime”, risponde il titolare dell’ambulatorio di Lampedusa, Francesco Cascio: “le 13 persone sbarcate non avevano alcuna patologia”.

Parole che spingono Matteo Salvini a definire “balle” l’emergenza medica. “Siamo davanti all’ennesima presa in giro della ong spagnola”.

La decisione della procura è un “atto consequenziale” alla denuncia, dicono i pm che già indagano per favoreggiamento dell’immigrazione e che hanno anche ricevuto un altro esposto, quello dell’Associazione dei giuristi democratici, contro il prefetto di Agrigento Dario Caputo per non aver dato seguito all’ordinanza del Tar con cui veniva chiesto di dare “immediata assistenza” alle persone più vulnerabili.

La procura dei minori di Palermo ha invece nominato i tutori per i circa trenta minorenni ancora rimasti a bordo. Tutte mosse che almeno per il momento non sbloccano la situazione visto che Salvini continua a non autorizzare l’approdo a Lampedusa, dopo aver fatto sbarcare 9 persone nella giornata di Ferragosto e 4 questa mattina, sempre per ragioni mediche.

“Riaprire i porti? Non in mio nome” dice il ministro dell’Interno che poi rilancia le accuse verso il premier Conte e gli ex alleati di governo Toninelli e Trenta che non hanno controfirmato il nuovo divieto d’ingresso dopo l’ordinanza del Tar del Lazio perché, sostengono fonti di governo cinquestelle, “si rischiava concretamente l’abuso d’ufficio o altre fattispecie di reato”.

“L’unica disumanità – tuona Salvini – è quella di chi, balbettando e arretrando, favorisce il business schifoso dell’immigrazione clandestina”.

Il Viminale fa così prima sapere che non c’è alcun “passo formale” dai sei paesi europei (Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo) che secondo Conte hanno dato disponibilità ad accogliere i migranti della Open Arms e poi annuncia di aver dato mandato all’Avvocatura dello Stato di impugnare la decisione del Tar del Lazio che ha sospeso il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane.

L’Avvocatura deve però avere il via libera da Palazzo Chigi e al momento non c’è traccia del provvedimento al Consiglio di Stato. Tutti strascichi del botta e risposta di Ferragosto aperto dal premier Conte con la lettera in cui accusava il titolare del Viminale non solo di esser stato “sleale” sulla gestione della vicenda di Open Arms ma di avere una vera e propria “ossessione” per la politica dei porti chiusi, che rischia “di isolare sempre di più l’Italia” quando invece la soluzione non può che essere europea.

“La tua foga politica e l’ansia di comunicare – ha scritto il premier – ti hanno indotto a provocare strappi istituzionali”.

Parole alle quali Salvini ha replicato con altrettanta durezza: “certe cose poteva dirmele in faccia. E comunque sì, sono colpevole di avere l’ossessione della sicurezza degli italiani. Se si preferisce tornare al passato scegliendo qualcuno del Pd basta dirlo”.

Di tutto ciò a bordo della Open Arms interessa poco. “La situazione è drammatica e ingestibile. Le condizioni di salute psicofisica dei migranti si sono ulteriormente aggravate con atti di autolesionismo e minacce di suicidio” ripete la Ong che trova una sponda a Bruxelles.

“La situazione di persone bloccate in mare è insostenibile” sottolinea un portavoce della Commissione europea tornando a ripetere che serve “urgentemente una soluzione stabile per assicurare che le persone possano sbarcare rapidamente e in sicurezza”.

(di Matteo Guidelli/ANSA)

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