Bufera sull’economia argentina dopo la sconfitta di Macri

Borsa di Buenos Aires
La borsa di Buenos Aires. (DYN)

BUENOS AIRES.- La netta sconfitta subita dal presidente Mauricio Macri nelle primarie svoltesi in Argentina ha ridotto al lumicino le sue speranze di confermarsi per un secondo mandato alla Casa Rosada nelle presidenziali di ottobre. Ma soprattutto ha avuto un effetto nefasto per l’economia, provocando una svalutazione del peso del 34% sul dollaro ed un crollo della Borsa che in un giorno ha ceduto oltre il 31%.

Le previsioni della vigilia non erano favorevoli alla coalizione “Tutti per il cambiamento’”di Macri. Ma nessuno aveva previsto che l’opposizione peronista radicale del “Fronte di tutti”, composta da Alberto Fernandez e dalla ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner, avrebbe stravinto con un margine di 15 punti (48 a 33) rendendo quasi impossibile nelle settimane a venire un ribaltamento del favore dell’elettorato.

Non cercando neppure di nascondere la delusione, Macri ha commentato in modo lapidario la sconfitta: “Riconosciamo di aver avuto una cattiva elezione. Adesso andiamo a dormire e da domani tutti al lavoro raddoppiando gli sforzi per vincere la sfida di ottobre”.

A mente fredda si deve però ammettere che, pur con la giustificazione di uno scenario economico internazionale sfavorevole, Macri non poteva ottenere molto di più di quanto raccolto, sollecitando il voto degli elettori con un livello di povertà al 35%, una inflazione che viaggia oltre il 50% e tassi di interesse superiori al 60% che hanno inaridito l’occupazione e la produzione industriale.

L’applicazione di ricette neoliberali e il sostegno del Fondo monetario internazionale (Fmi) e degli Stati Uniti, non hanno avuto in questi anni gli effetti sperati, e la sua richiesta agli argentini di “avere pazienza” perché “siamo sulla strada giusta da cui non si deve tornare indietro” non è stata ascoltata.

Il “non tornare indietro” riguardava in particolare la critica ai 12 anni di governo di Néstor e Cristina Kirchner, considerati un esempio di “populismo deteriore che aveva isolato l’Argentina dal mondo libero e democratico”.

Una considerazione che oggi ha rilanciato in Brasile il presidente Jair Bolsonaro. Commentando la flessione della Borsa di San Paolo e l’apprezzamento del dollaro sul real, il capo dello Stato brasiliano ha evocato lo “spettro argentino del passato”.

“Non bisogna dimenticare – ha dichiarato – quello che è successo più a sud, in Argentina, con le elezioni”.  “La gente di Cristina Kichner – ha detto – la stessa di Dilma Rousseff, di Maduro, di Chavez e di Fidel Castro, sta dando segnali di vita”.

Concludendo le sue osservazioni Bolsonaro ha addirittura auspicato che “i fratelli argentini non si vedano obbligati a fuggire dalle nostre parti” se Alberto Fernandez vincesse le elezioni ad ottobre.

Fedele alla sua politica soft di ampie alleanze e di superamento delle divisioni, la Fernandez de Kirchner gli ha risposto indirettamente che “il risultato ci fa molto felici, non solo per la vittoria in sé (non abbiamo giocato una partita di calcio) ma per il fatto che gli argentini hanno compreso che le cose devono cambiare perché come stiamo oggi, non stiamo vivendo bene, non siamo tranquilli”.

(di Maurizio Salvi/ANSA)

Lascia un commento