Ponte Morandi demolito. Genova si prepara al ricordo

La pila 8 del ponte Morandi che doveva essere abbattuta con l'esplosivo.
La pila 8 del ponte Morandi che doveva essere abbattuta con l'esplosivo. ANSA/LUCA ZENNARO

GENOVA. – E così è finita. 363 giorni dopo il 14 agosto 2018 il viadotto ‘Morandi’ non c’è più. Gli operai, i tecnici, gli ingegneri dell’ati di demolitori (Omini, Fagioli e Ipe) hanno demolito 70 mila tonnellate di cemento in poco più di otto mesi e oggi, con la frammentazione delle pile 1 e 2 hanno concluso, nei tempi, un lavoro immenso.

“Una sfida – ha detto Vittorio Omini -, una incredibile sfida vinta”. Omini non è uomo che si commuove eppure la voce, quando annuncia che “la demolizione del Morandi è stata completata” è di un tono più basso. “Siete stati bravi” gli dice il sindaco-commissario Marco Bucci mentre gli stringe la mano.

Mancano poche ore al primo anniversario della strage, poche ore ai rintocchi a lutto delle campane, all’urlo lacerante delle sirene. Poche ore alla messa che celebrerà il cardinale Angelo Bagnasco alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella. Ci sarà lo Stato a Genova per ricordare quelle 43 vittime.

Lo Stato e il Governo con il premier Conte e i ministri Salvini e Di Maio, Toninelli e Bonisoli. Con loro alcuni parenti delle vittime mentre altri, come i genitori dei ragazzi di Torre del Greco, hanno detto ‘no alle passerelle politiche’. Gli sfollati rinnoveranno il rito del lancio di 43 rose bianche nel Polcevera. E ci saranno anche quelli che si sono precipitati tra le macerie sperando di trovare ancora qualcuno vivo: vigili del fuoco, polizia e carabinieri, Gdf, volontari delle Assistenze.

Per celebrare la messa è stata scelta una location che parla al futuro: il cantiere dove i Costruttori stanno facendo ‘crescere’ le prime due pile di acciaio e cemento del nuovo ponte.

In attesa del momento più pubblico del ricordo trovano spazio dubbi e timori: come quello che la crisi di governo possa rallentare la costruzione del nuovo ponte. Tanto che il card. Bagnasco stamani ha detto che se la crisi politica dovesse rallentare la costruzione del ponte e le altre grandi opere sarebbe “una sconfitta grave per l’intero Paese”.

Indirettamente gli risponde il sindaco Bucci: “ho avuto garanzie che questa non inficerà i lavori sul ponte e i lavori di messa a punto della città di Genova”. In fondo da quel momento tutta l’Italia guarda a Genova, come scrive il governatore Toti sui social, e lo fa un po’ per amore e un po’ perché quanto successo è diventato la cartina di tornasole della capacità della politica di fare ciò che promette.

L’Osservatore Romano scrive che a un anno dalla tragedia “tante promesse restano mancate” riferendosi all’annuncio del ministro Toninelli della nascita di una task force “mai vista fino a oggi” per monitorare le infrastrutture. Non è così, replica il Mit, affermando che da quel giorno si è verificata “una rivoluzione copernicana”. Mancano poco più di 24 ore al momento del ricordo e Genova si prepara: sa che, nonostante oggi sia il giorno della rinascita, ricordare sarà doloroso.

(di Chiara Carenini/ANSA)

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