Inflazione al minimo dal 2016, ma carrello della spesa rincara

Spesa nel mercato
Un consumatore osserva i prezzi per fare la spesa. (Agromagazine)

ROMA. – A luglio l’inflazione torna ai livelli della fine del 2016, frena rispetto al 2018 e sul mese scorso resta addirittura ferma. La percezione dei consumatori però è che le cose vadano esattamente nel verso opposto, visto che i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” – ossia dei beni di maggior consumo come quelli alimentari, per la cura della casa e della persona – aumentano dello 0,6% (da +0,2% di giugno), registrando una crescita più sostenuta di quella riferita all’intero paniere.

A scattare questa fotografia in chiaro-scuro è l’Istat che nel pubblicare i dati definitivi riguardanti il mese di luglio 2019 rivede al ribasso le sue stesse previsioni (inflazione a +0,4% contro la stima di +0,5%).

La decelerazione dell’inflazione nel mese di luglio è dovuta – spiega l’Istituto nazionale di statistica – quasi exclusivamente all’inversione di tendenza dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +4,3% di giugno a -5,2%), mentre viene solo in parte bilanciata dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +0,7% a +1,5%) e dei trasporti (da +1,5% a +1,8%).

Le associazioni dei consumatori leggono però questi dati in maniera differente. La frenata dell’inflazione “è senza dubbio una pessima notizia per l’economia nazionale”. Avverte il Codacons, che vede nello stallo dei prezzi il riflesso della fase di stagnazione del paese dove “i consumi sono fermi, la spesa non riparte e diversi settori, dall’industria al commercio, versano in condizione di forte sofferenza”.

Nonostante il quadro negativo, però, l’associazione fa anche notare che un’inflazione allo 0,4% abbassa sensibilmente l’aggravio di spesa a carico delle famiglie, al punto che un nucleo con due figli “subisce oggi una maggiore spesa pari a +162 euro su base annua”.

Da questo punto di vista, secondo l’Unione nazionale consumatori, l’ulteriore rallentamento dell’inflazione è, quindi, “un’ottima notizia” anche se viene attenuata dal rialzo del carrello della spesa e “dall’inaccettabile stangata sulle vacanze degli italiani”.

L’andamento dei prezzi però non è uguale per tutti. E sebbene ci siano capoluoghi come Bari (+1,2%) e Bolzano (+1%) in cui i rincari si fanno più sentire, ci sono ben cinque città del Centro-Nord tutte in deflazione. Si tratta di Ancona, Livorno, Ravenna (in cui i prezzi segnano -0,3%), Perugia (-0,2%) e Bologna (-0,1%).

Dall’Istat, però, sono arrivati dei segni meno non solo sui prezzi ma anche sul commercio estero, con il mese di giugno che ha visto in calo, su base annua, sia le esportazioni (-3,5%) che le importazioni (-5,5%). Su base mensile, invece, l’Istituto di statistica ha stimato una crescita congiunturale per l’export (+1,2%) e una flessione per l’import (-2,1%).

A giugno 2019, comunque, il surplus commerciale dell’Italia è aumentato di 554 milioni di euro. Nei primi sei mesi del 2019, secondo l’Istat, l’avanzo commerciale ha raggiunto, infatti, +22.107 milioni (+42.414 milioni al netto dei prodotti energetici).

(di Maria Chiara Furlò/ANSA)

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