Allarme radiazioni dopo incendio base russa: “Ricoveri”

Base di sommergibili russi
Base di sottomarini atomici russi.(Ilfatto quotidiano.it)

MOSCA.- In Russia, perlomeno nelle aree limitrofe all’incidente di ieri avvenuto nella zona dove vengono assemblati i sottomarini atomici, è scattata la paura nucleare. A Severodvinsk e Arkhangelsk, i due centri abitati più grandi, nelle farmacie va a ruba lo iodio, usato per combattere gli effetti delle radiazioni.

Le autorità continuano a dire che “tutto è tranquillo” e che i livelli “sono normali” ma Greenpeace ha denunciato che ieri lo stesso il ministero delle Emergenze russo aveva registrato un picco della radioattività superiore di “20 volte” ai dati normali. E chiede che sia fatta piena luce sull’accaduto.

La scarsità d’informazioni disponibili non aiuta a calmare gli animi. Il ministero della Difesa non ha nemmeno spiegato con precisione dove sia avvenuta l’esplosione che ha ucciso due persone e ne ha ferite altre sei. Il comunicato si limitava a dire infatti che lo scoppio, provocato da un motore jet a propulsione liquida, ha avuto luogo in “un’area test”. Ma dove si trovi di precisione, non è dato sapere.

Oggi la testata Znak.com scrive che l’esplosione è avvenuta su una nave, a 30 km da Severodvinsk (dunque non nella base dove vengono costruiti i sommergibili atomici). Ma, per l’appunto, è questa ridda d’indiscrezioni a far aumentare la tensione.

“Dobbiamo capire che picco di radiazioni sia avvenuto nelle città più vicine a Severodvinsk”, ha detto Rashid Alimov, capo del programa energetico di Greenpeace Russia. “Se è stata rilasciata una quantità abbastanza grande di radionuclidi, possiamo aspettarci che i servizi norvegesi lo registrino”, ha precisato evocando, di fatto, lo spettro insabbiamento (così come accaduto all’indomani del disastro di Chernobyl).

Greenpeace ha quindi chiesto al Rospotrebnadzor, l’autorità russa per i consumatori, di valutare queste informazioni e determinare “quali radionuclidi sono stati dispersi nell’aria e se esiste una minaccia per la salute umana”.

Il Rospotrebnadzor però già ieri aveva escluso radiazioni sopra i livelli di guardia e oggi un funzionario del distretto amministrativo di Nenoksa ha ribadito che “tutto è tranquillo”. Peccato che gli abitanti locali non si fidino per nulla.

“In tanti hanno chiamato per chiedere lo iodio”, ha detto una farmacia a 29.ru, media che copre la regione di Arkhangelsk. “Ci rimane ancora dello iodio ma oggi è arrivato davvero un gran numero di persone”, ha confidato un’altra farmacia.

E desta ulteriore sospetto il fatto che le autorità abbiano chiuso al traffico marittimo, per un mese, un’area della baia di Dvina nel Mar Bianco senza spiegare il perché. Ma non è tutto. Secondo il canale Telegram Baza, le sei vittime rimaste ferite nell’incidente sarebbero state portate oggi a Mosca su due aerei e ricoverate presso il centro biofisico nazionale di Burnazyan con sintomi di “esposizione alle radiazioni”.

La soffiata è stata ripresa da altri media tradizionali anche perché Baza ha diffuso un video che mostra le autoambulanze attraversare Mosca con i portelloni sigillati da teli di plastica. Secondo la testata, gli autisti indossavano le tute di protezione contro gli agenti chimici.

Sarebbero poi emersi anche i nomi dei feriti, ovvero Igor Berezin, Sergey Plaksin, Alexey Perepelkin, Dmitry Abalin, Alexander Manusin e Sergey Grishin – e a ricevere la dose più alta di radiazioni sarebbero stati Berezin, Plaksin e Perepelkin. Infine, un ultimo dettaglio inquietante: tutti i vestiti dei feriti sarebbero stati bruciati immediatamente dopo il ricovero.

Tutte informazioni non verificate ma, insomma, ce n’è abbastanza per prendere le rassicurazioni ufficiali con una certa cautela.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)