La madre del killer di El Paso chiamò la polizia

Killer di El Paso
Patrick Wood Crusius, l'assasino 21enne di El Paso ripreso in un primo piano e con un fucile. (ilgiornale.it)

WASHINGTON.- La madre del killer di El Paso chiamò la polizia settimane prima della strage. Era preoccupata perché aveva visto il figlio 21enne, con un fucile stile Ak, quelli semiautomatici che da decenni seminano morte in America.

Ma il funzionario del dipartimento di Allen, la cittadina del Texas a due passi da Dallas dove lei e Patrick risiedono, la liquidò con poche parole: ‘è maggiorenne, il possesso di un’arma è legale’.

La donna, secondo quanto riporta la Cnn, non immaginava nemmeno lontanamente che il ragazzo potesse trasformarsi nel mostro che ha ucciso 22 persone all’interno di un centro vendita di Walmart di El Paso, a oltre mille chilometri di distanza,  facendo strage di cittadini messicani e della comunità ispanica.

Temeva solo per l’incolumità del figlio, aveva paura che potesse farsi male o che potesse involontariamente fare male ad altri, per la giovane età e per il livello di maturità.

Quella telefonata poteva fermare la mano di Patrick, ma fu ignorata. E alla donna – racconta ora il legale di famiglia –  non fu nemmeno chiesto come si chiamasse e dove abitasse. Nessun rapporto fu stilato. E ora si indaga per verificare il racconto e capire se qualcuno all’interno del dipartimento di polizia abbia davvero omesso di agire.

Intanto Patrick, che per la legge texana rischia la pena di morte, non si pente. E’ lucido e non smentisce i suoi deliri sui social, dove in una sorta di manifesto parlava di “invasione ispanica del Texas” e faceva riferimento alla teoria suprematista del “great replacement”, quella secondo cui le minoranze vogliono sostituirsi alla razza bianca.

Infuria nel frattempo la polemica politica sulla necessità o meno di una stretta sulle armi da fuoco. E dopo le aperture di Donald Trump verso un rafforzamento dei controlli sulle vendite, la potente lobby della Nra ha inviato un chiaro segnale al presidente: se appoggerà una estensione dei cosiddetti “background check” finirà per perdere il sostegno di molti dei suoi elettori compromettendo la sua rielezione del 2020.

Un messaggio che il numero uno dell’associazione Wayne LaPierre avrebbe comunicato al tycoon in una telefonata delle ultime ore. Una versione che rafforza le critiche dei democratici che parlano di casa Bianca ostaggio della Nra. Mentre la candidata presidenziale Elizabeth Warren, in ascesa nei sondaggi, senza giri di parole definisce Trump un suprematista bianco.