Carabiniere ucciso: impronte e sangue, dalle perizie la verità

Finnegan Lee Elder, uno dei due americani fermati, lascia il nucleo investigativo di via in Selci a Roma
Finnegan Lee Elder, uno dei due americani fermati, lascia il nucleo investigativo di via in Selci a Roma 27 luglio 2019. ANSA/CLAUDIO PERI - GIUSEPPE LAMI

ROMA. – La parola ora passa agli specialisti del Ris. Sono iniziati gli accertamenti degli specialisti dell’Arma sui reperti raccolti ieri, per oltre cinque ore, nella stanza 109 dell’albergo dove alloggiavano Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due americani arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.

Esami, comparazioni e analisi che potrebbero fornire risposte importanti agli inquirenti per chiarire, una volta per tutte, cosa è avvenuto la notte tra il 25 e il 26 luglio scorso. Per i risultati si dovranno attendere tra 45 e i 60 giorni ma non si può escludere che già nelle prossime settimane dai laboratori del Ris possano arrivare i primi riscontri.

Tracce ematiche e di sostanze organiche, impronte digitali e altri prelievi verranno analizzati per ricostruire i movimenti dei due nella stanza dell’hotel che dista circa 80 metri dal luogo dell’omicidio. All’attenzione degli inquirenti anche il coltello utilizzato da Elder per colpire Cerciello: chi indaga vuole capire se è stato solo Elder a maneggiarlo e a occultarlo nel controsoffitto della stanza o se anche Christian Gabriel Natale Hjorth ha avuto un ruolo attivo in questo ambito.

I risultati degli esami tecnici sono attesi per le prossime settimane. “Ieri e oggi ci sono stati degli accertamenti ripetibili e irripetibili effettuati in modo certosino”, afferma Massimo Ferrandino, avvocato di Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere. C’è molta attenzione a dettagli che saranno estremamente utili a processo”, aggiunge il penalista che a proposito del buco temporale non coperto da registrazioni video dell’incontro tra i carabinieri e i due americani invita alla calma.

“Aspettiamo le risultanze, alla fine delle indagini per come le stanno svolgendo gli inquirenti, sarà tutto ben delineato”, conclude. L’indagine sui fatti del 25 e 26 luglio viaggia parallela con quella avviata a piazzale Clodio sulla foto in cui uno dei due fermati appare con una benda sugli occhi e con le mani legate in uno ufficio della caserma di via In Selci.

I pm capitolini procedono per abuso d’ufficio e rivelazione del segreto d’ufficio. Un sottufficiale è finito sul registro degli indagati e varie sono le posizioni al vaglio. In questi giorni sono stati decine i carabinieri ascoltati in tutta Italia soprattutto per cercare di accertare chi per primo ha diffuso sui social network la foto poi rimbalzata sui mass media di mezzo mondo.

(di Marco Maffettone/ANSA)

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