Taiwan nel mirino, Pechino boicotta gli “Oscar cinesi”

Cerimonia degli "Oscar cinesi"
Zhang Yimou, premiato come il miglior direttore nella cerimonia del Golden Horse Award nel 2018. (todayonline.com)

ROMA. – Le tensioni diplomatiche tra Cina e Taiwan passano anche sui red carpet del cinema asiatico, con Pechino che ha deciso di boicottare i Golden Horse Awards, gli “Oscar cinesi” considerati tra gli eventi più prestigiosi nella regione. Intanto, a preoccupare Pechino ci sono ancora le proteste a Hong Kong, dove oggi sono scesi in piazza gli avvocati per protestare contro le autorità, in quella che la Cina definisce “la più grave crisi” dal ritorno della regione sotto la sua sovranità nel 1997.

L’agenzia statale cinese del cinema ha vietato ai film e alle star della Cina continentale di partecipare alla cerimonia di premiazione che si svolgerà a Taipei il 23 novembre. Il Golden

Horse Awards è uno degli eventi più prestigiosi nel mondo di lingua cinese, e attori e film della Cina continentale hanno partecipato e hanno vinto in passato. L’anno scorso, i premi hanno scatenato polemiche dopo che diversi partecipanti l’hanno utilizzata come piattaforma per esprimere opinioni politiche.

Sulla decisione, da Pechino non è giunta una spiegazione ufficiale, ma la scelta viene vista come l’ultima mossa per fare pressione su Taiwan a seguito di un accordo sulle armi con gli Stati Uniti.

La Cina ha infatti chiesto la “cancellazione immediata” di un potenziale accordo sulle armi, stimato in 2,2 miliardi di dollari, di Washington con Taipei, criticando gli Usa per non aver aderito alla politica di “Una sola Cina”, in base alla quale i Paesi devono riconoscere e avere legami formali solo con la Cina e non con Taiwan.

La scorsa settimana, Pechino ha dichiarato che potrebbe bloccare il rilascio di permessi di viaggio individuali per i visitatori cinesi che vogliono andare a Taiwan, misura che sarebbe un duro colpo per l’industria del turismo del territorio.

All’inizio del mese scorso, Taipei ha tenuto esercitazioni militari in coincidenza con le esercitazioni cinesi al largo della costa continentale di fronte all’isola, aumentando le tensioni nell’area.

A tenere alta la tensione nella regione non è solo la crisi con Taiwan. Continuano infatti a Hong Kong le manifestazioni, con migliaia di avvocati e professionisti legali scesi in Piazza oggi per chiedere una indagine indipendente sugli evento verificatisi durante le proteste.

La situazione è “la più grave dal suo ritorno sotto la sovranità cinese” nel 1997, ha detto il capo dell’ufficio di gabinetto di Pechino, Zhang Xiaoming, sottolineando il governo cinese è “molto preoccupato” per le proteste che vanno avanti da due mesi contro le autorità locali.

(di Stefano Intreccialagli/ANSA)

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