Raid di Haftar fa strage nel sud della Libia, 43 morti

Attacco a Marzuq
Agenti della polizia libia sorvegliano la zona colpita dall'esplosione a Marzuq. (El siglo del Torreón)

ROMA. – Non si ferma il fiume di sangue in Libia: sono almeno 43 i civili uccisi in un bombardamento delle forze del maresciallo Khalifa Hatar in una zona residenziale di Marzuq, roccaforte dei miliziani Tebu 900 km a sud di Tripoli.

I raid, almeno tre secondo i testimoni, hanno centrato “una assemblea pubblica”, colpendo un edificio governativo nel distretto di Qalaa, dove erano riunite circa 200 persone. “Nessuno era armato”, affermano fonti locali e del governo di unità nazionale, smentendo che nel mirino fosse finita una festa di nozze.

Immediata la condanna del leader del governo di unità nazionale, Fayez al Sarraj, che ha chiesto ancora una volta che sia aperta una indagine dell’Onu per “crimini di guerra” contro Haftar. Secca anche la condanna dell’Unione Europea: “Attacchi indiscriminati su aree residenziali densamente popolate possono essere assimilate a crimini di guerra e devono cessare immediatamente”, ha detto un portavoce.

“Chi commette crimini di guerra e chi infrange la Legge umanitaria internazionale debe essere portato di fronte alla giustizia”, si aggiunge nella nota.

Nell’area di Murzuq, lontana centinaia di chilometri dal fronte caldo a sud della capitale, già da sabato si sono registrati violenti scontri tra i Tebu e le milizie di Haftar, che nell’area potrebbero contare su diversi mercenari sudanesi.

I Tebu avrebbero attaccato in forze un sobborgo. Gli scontri hanno causato almeno 4 morti. Poi domenica sera, il raid su Murzuq. Le forze di Haftar smentiscono di aver preso di mira dei civili a Marzuq, confermando un bombardamento aereo con un drone sulla cittadina.

Secondo i media filo-Haftar, il raid ha preso di mira “mercenari ciadiani”, come vengono definiti i Tebu.

L’Onu, per bocca dell’inviato speciale Ghassan Salamè, ha condannato con forze anche l’escalation di raid sullo scalo di Mitiga, che il 3 agosto hanno costretto a terra “250 pellegrini” perché i bombardamenti hanno costretto alla chiusura dell’aeroporto.

Ma si tratta di appelli a cui chiaramente Haftar resta sordo: domenica un altro razzo Grad poteva causare una strage, con un aereo proveniente da Bengasi con 124 passeggeri a bordo “riuscito miracolosamente ad atterrare senza danni”.

(di Claudio Accogli/ANSA)

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