Cade seggio Tory, maggioranza Johnson ai minimi termini

Jane Todd
La candidata liberaldemocrata Jane Dodd, (al centro), festeggia la sua victoria nel collegio gallese di Brecon y Radnorshire.. BEN BIRCHALL (AP)

LONDRA. – Rispetto ai pronostici, è stata una sconfitta molto meno netta di quanto si attendesse. Ma sconfitta rimane, per Boris Johnson, l’esito dell’elezione suppletiva svoltasi nel singolo collegio gallese di Brecon and Radnorshire, dove il Partito Conservatore britannico ha perso a favore dei Liberaldemocratici filo-Ue un seggio che aveva: con conseguente riduzione ai minimi termini – un solo voto – della già litigiosa maggioranza nominale di governo alla Camera dei Comuni nel pieno della battaglia scatenata dal neopremier per portare a termine la Brexit, alla scadenza del 31 ottobre, “deal o no deal”.

Una grana non da poco, sullo sfondo del fronte apertosi in queste ore anche con la Banca d’Inghilterra (Bank of England, BoE) sul rischio di un potenziale “shock” per l’economia del Regno dinanzi all’ipotetico divorzio senz’accordo da Bruxelles.

Il risultato della consultazione in Galles, primo test elettorale a una settimana dall’approdo di Johnson a Downing Street, è giunto nella notte. Il candidato Tory, Chris Davies, sfiduciato dopo essere stato riconosciuto colpevole nei mesi  scorsi d’aver dichiarato il falso sui rimborsi parlamentari e costretto per questo a rimettere in palio il proprio scranno, è stato battuto dall’eurofila LibDem Jane Dodds, che ha restituito al suo partito un vecchio feudo ceduto nel 2015 dopo 18 anni di dominio.

Epilogo scontato, anche se l’effetto Boris ha pesato in positivo sullo screditato Davies, superato alla fine di soli 1.425 voti. Il tutto in un quadro generale che ha visto pure un buon successo locale per il Brexit Party di Nigel Farage, terzo con il 10% dei suffragi in una zona in cui gli euroscettici del vecchio Ukip sono sempre stati sotto l’1; e un pessimo score invece per il Labour di Jeremy Corbyn, relegato in calo a un deludente quarto posto, sebbene in territorio non amico.

“La contrazione della maggioranza di Johnson rende chiaro che egli non ha il mandato per trascinarci fuori traumáticamente dall’Ue”, ha esultato la nuova leader liberaldemocratica Jo Swinson. “L’esito è stato molto ravvicinato”, si è consolato il presidente del Partito Conservatore, James Cleverly, attribuendo a BoJo il merito della parziale rimonta.

La verità, ha notato da parte sua Laura McAllister, politologa all’università di Cardiff, è che a Brecon and Radnorshire i pro Remain non hanno affatto trionfato: i LibDem l’hanno spuntata grazie al forfait concordato di Verdi e indipendentisti gallesi di Plaid Cymru, altre due forze anti-Brexit, ma i partiti della trincea del Leave hanno ottenuto sommati circa “3000 voti in più”.

Quanto alle proiezioni  nazionali, il professor John Curtice, sondaggista della Bbc, ha evocato un “rimbalzo Boris” comunque “incoraggiante” per la leadership Tory entrante. Aggiungendo che, oggi come oggi, il partito del premier sarebbe in condizioni di vincere eventuali elezioni politiche anticipate, tenendo a distanza i laburisti: anche se rischierebbe di non garantirsi la maggioranza assoluta dei seggi laddove i LibDem riuscissero a portare a casa 40-50 deputati, conquistando altrettanti collegi uninominali.

La preoccupazione più immediata del primo ministro, mentre Westminster resta in vacanza fino al 3 settembre, viene peraltro dal fronte economico. Segnato oggi dalle parole del governatore della BoE, Mark Carney, sul timore di “uno shock istantaneo” paralizzante, in caso di no deal, per “un numero potencialmente importante d’imprese” britanniche.

Parole denunciate come frutto di un fantomatico “project fear”, o “progetto paura”, da vari deputati Tory brexiteer. Se non come un tentativo di “sabotare” la scommessa del governo Johnson sull’ultimatum rivolto all’Ue: nuovo accordo senza backstop irlandese o hard Brexit.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)