Il presidente dell’Ance Gabriele Buia: “Il Paese è fermo, l’edilizia attiva l’80% dell’economia”

Cantieri: un ingegnere controlla i piani delle costruzioni, sullo sfondo gru.
Un ingegnere controlla i piani delle costruzioni, sullo sfondo gru.

ROMA. – “Il Paese è fermo e la situazione sta peggiorando: i dati sono sotto gli occhi di tutti, c’è una grandissima preoccupazione”. A parlare è il presidente dell’Ance Gabriele Buia, che torna a lanciare l’allarme dei costruttori, “senza edilizia non c’e’ crescita”, chiede “poche regole semplici e senza deroghe” per gli appalti e, in un colloquio con l’ANSA, snocciola dati da bollettino di guerra per il settore sollecitando il governo sui temi più caldi. A partire dal blocco delle infrastrutture.

Buia cita le “600 opere ferme per 54 miliardi e una perdita di 842 mila posti di lavoro e 191 miliardi di mancate ricadute sull’economia” e sottolinea come liberando i fondi già stanziati e bloccati nelle varie amministrazioni locali per una cifra che, secondo la stima del Mef è di 87 miliardi di euro, si creerebbero in tutto “1,3 milioni di posti di lavoro”.

La crisi d’altronde ha minato profondamente il settore: dal 2008 ad oggi si sono persi 600 mila addetti, 120 mila imprese ed il 70% degli affidamenti bancari. In 10 anni il valore della produzione è sceso sotto i 120 miliardi dagli oltre 200 precrisi e ora arranca con un ritmo di crescita nettamente inferiore rispetto agli altri paesi europei: l’1% contro il 6% della media Ue e l’11% della locomotiva tedesca.

Ma per azionare la leva dell’edilizia è necessario un cambio di passo importante. Buia cita il modello spagnolo con il governo che nel 2010 in piena crisi stanzio’ 13 miliardi in due anni per i comuni per piccole e medie infrastrutture. “La leva ha funzionato e la Spagna cresce a ritmi ben lontani da quelli italiani”. Tre le parole chiave degli interventi: sbloccare, semplificare e rinnovare.

L’Ance definisce un ‘Idra a 8 teste’ la nuova governance sugli investimenti in Italia, con 8 tra comitati e strutture (6 già esistenti e 2 nuove ipotizzate tra Mef e Mit) e chiede un unico organismo in grado di gestire l’uso delle risorse dopo le delibere del Cipe. Lo stesso vale per gli appalti: “servono regole semplici e senza deroghe” ribadisce Buia auspicando che il governo avvii a settembre il percorso della legge delega di riforma e riordino degli appalti.

Infine la pubblica amministrazione che deve essere rinnovata “perché senza una p.a adeguata il Paese non cresce”. dice sottolineando però quale deve essere il ruolo del pubblico. L’avvertimento riguarda Progetto Italia, il nascente polo delle costruzioni guidato da Salini Impregilo con l’intervento di Cdp. “Il pubblico deve restare fuori dal mercato: ho un enorme rispetto per le grandi imprese ma le aggregazioni si fanno in proprio”.

Buia chiede invece che Cassa Depositi e Prestiti garantisca il Fondo salva-opere per le imprese del settore che è previsto dal Dl crescita. “Questo sarebbe un investimento da parte di Cdp che prevede garanzie e quindi redditività”. L’Ance pone poi il tema della concorrenza e si chiede quali garanzie avrà chi resterà fuori da un progetto sollecitando l’apertura di un tavolo industriale per tutto il settore delle costruzioni per un vero progetto di sistema “che dia una prospettiva al Paese”.

(di Monica Paternesi/ANSA)

 

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