La Siberia continua a bruciare. E Trump telefona a Putin

Incendio in Siberia
Le fiamme consumano un bosco di Siberia. (Sputnik)

MOSCA. – La Siberia brucia. O meglio, continua a bruciare. Ormai, infatti, sono oltre 2,5 milioni gli ettari di boschi andati letteralmente in fumo. La situazione è diventata pesantissima e ha spinto ben 400mila persone a firmare una petizione per chiedere lo stato d’emergenza.

Mosca alla fine si è attivata – addossando comunque la colpa alle autorità locali – ma, a sorpresa, nel mentre è arrivata la telefonata di Donald Trump a Vladimir Putin in cui gli offre l’aiuto degli Usa. Un gesto di cortesia che il Cremlino ha “sinceramente” apprezzato.

“Il presidente russo valuta questo passo da parte di Trump come un prerequisito che in futuro possa essere possibile ripristinare relazioni a pieno titolo tra i due paesi”, ha fatto sapere l’ufficio stampa di Putin.

“I presidenti di Russia e Usa hanno anche concordato di continuare i loro contatti sia al telefono che in incontri personali”. Insomma, sai mai che la tanto ricercata distensione fra Mosca e Washington possa arrivare laddove meno la si aspetta, un po’ come la diplomacia del ping-pong servì a riavvicinare Usa e Cina ai tempi di Carter.

Certo, lo zar ha declinato (pur ringraziando) l’aiuto americano, per ragioni facilmente comprensibili di prestigio nazionale. Però non ha chiuso del tutto la porta, sottolineando che la Russia accetterà l’offerta americana “se ne avrà bisogno”. Dunque si vedrà.

Intanto la macchina – anche sulla spinta delle proteste sui social da parte degli abitanti delle regioni più colpite, sopratutto in Yakutia, a Krasnoyarsk e a Irkutsk – si è attivata. I problemi relativi al rifornimento degli aerei sono stati risolti, ha detto il Cremlino.

Poi sono state approvate iniziative di “ingegneria climática”, ovvero inducendo in modo artificiale le precipitazioni con velivoli modificati, in grado di spargere ioduro d’argento, in dotazione alla compagnia federale Avialesokhrana. In più si è messo in moto l’esercito, mobilitando uomini e mezzi.

Detto questo, nella capitale si è subito ricorso allo scaricabarile (sport molto diffuso quando i problemi diventano seri e finiscono sul tavolo di Putin).

“Il ministero delle Emergenze, il Servizio Federale per l’Idrometeorologia e il Monitoraggio Ambientale nonché l’Agenzia Federale delle Foreste hanno fornito previsioni alle regioni siberiane ma le autorità locali non sono riuscite a prendere misure sufficienti per prevenire gli incendi e spegnerli”, ha affermato il vice capo del Centro di gestione delle catastrofi del ministero delle Emergenze, Serghei Abanin. “Sarò chiaro: gli enti locali non sono riusciti a far fronte alla situazione, quindi il governo federale è stato costretto a intervenire”.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)