Morto Siddartha, il “re del caffè” dell’India

V.G. Siddharta di fronte alla sua prima caffetteria stile occidentale Café Coffee Day.
V.G. Siddharta di fronte alla sua prima caffetteria stile occidentale Café Coffee Day.

NEW DELHI. – E’ morto il ‘re del caffè’ indiano, l’uomo che era riuscito in un’impresa impossibile: convertire alla tazzina di caffè o di cappuccino l’India, paese dove ogni cinque metri si incontra un venditore di “chai”, il tè al latte che è la bevanda nazionale. Erede di una dinastia del Karnataka, che da 140 anni coltiva ed esporta caffè, V.G. Siddharta, 58anni, si era gettato nel 1996 in una audace avventura, aprendo in un frequentato mall di Bangalore la sua prima caffetteria di gusto occidentale, Café Coffee Day.

In pochi anni le insegne rosse della catena avevano conquistato l’intera India, dalle megalopoli alle città di provincia; e i negozi del ‘re del caffè’ erano divenuti luogo di ritrovo preferiti dei millennials e della classe media indiana, esplosa di pari passo. Le 1.750 caffetterie Café Coffee Day sono rimaste chiuse in segno di lutto: il corpo dell’imprenditore è stato infatti recuperato da un pescatore poco prima dell’alba, nel fiume Netravati, dove, da 36 ore, centinaia di uomini, tra agenti di polizia, sommozzatori, pescatori lo stavano cercando.

Le ricerche erano scattate domenica notte, non appena il suo autista aveva denunciato che, mentre viaggiavano verso Mangaluru, l’imprenditore aveva chiesto di fermarsi vicino al fiume e si era allontanato, scomparendo. È stato proprio il successo della tazzina bianca e rossa del caffè “made in India” a travolgere il suo ideatore.

L’aspetto della vicenda che ha più amareggiato il paese è infatti la lettera indirizzata da Siddartha, la scorsa settimana, ai consiglieri di amministrazione della società, e diffusa dai media dopo la sua scomparsa. Un’amara denuncia delle vessazioni subite dall’Agenzia del fisco indiano, che dal 2017 aveva perquisito venti volte le sedi della società, e delle recenti pressioni subite da parte di un funzionario, che insisteva con un atteggiamento definito da Siddharta “persecutorio”.

“Sono davvero triste – ha scitto – nell’ammettere che dopo 37 anni, e dopo avere creato oltre 30 mila posti di lavoro, oggi devo gettare la spugna”, aveva scritto Siddharta. “Non sono in grado di rispondere alle pressioni di uno dei soci, che mi chiede di intervenire sulle quote societarie, e non trovo più la forza per resistere alla persecuzione di un funzionario del fisco”. Davvero premonitorio era stato lo slogan delle caffetterie: “Tutto può accadere attorno a una tazzina di caffè”.

(di Rita Cenni/ANSA)

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