Uccise la moglie, ex sindaco di Teheran condannato a morte

L'exsincado di Teheran e sua moglie
L' exsindaco di Teheran Mohammad Ali Najaf, con la sua moglie Mitra Ostad. (Almaghrebiya.it)

ISTANBUL.  – Un politico influente, una moglie uccisa, una surreale confessione in tv. E ora, la condanna a morte dell’assassino. Gli ingredienti di un perfetto scandalo ci sono tutti, anche nell’Iran che raramente discute in pubblico delle vicende private dei suoi governanti.  L’ex sindaco di Teheran ed ex vicepresidente della Repubblica islamica Mohammad Ali Najafi è stato condannato in primo grado alla pena capitale per l’omicidio nel maggio scorso della moglie, l’attrice Mitra Ostad.

Un delitto che lo stesso político riformista, già consigliere economico e ministro del presidente Hassan Rohani, aveva confessato davanti alle telecamere dal commissariato di polizia in cui si era costituito poche ore dopo, raccontando di violenti litigi coniugali.

Una dichiarazione di colpevolezza apparsa a molti anomala, anche per il trattamento deferente di agenti e intervistatore.

Ai giudici, nel processo iniziato meno di tre settimane fa, Najafi aveva poi confermato di aver ucciso a colpi di pistola la moglie, trovata nella vasca da bagno del loro lussuoso appartamento di Teheran, dopo averne scoperto una relazione extraconiugale.

La condanna, ha spiegato il portavoce della magistratura Gholamhossein Esmaili, è stata decisa per “omicidiopremeditato”, mentre due anni aggiuntivi gli sono stati comminati per “possesso illegale di arma da fuoco”. L’imputato è stato invece assolto dall’accusa di “percosse”.

La famiglia della vittima aveva chiesto l’applicazione del “qisas”, una sorta di legge del taglione. Il legale dell’ex primo cittadino, Hamid Goudarzi, ha annunciato che farà appello alla Corte suprema.

Il caso ha avuto grande eco sui media locali. Le nozze del 67enne matematico e professore universitario con l’attrice, di una trentina d’anni più giovane, avevano suscitato scalpore anche perché avvenute senza divorziare dalla prima moglie. Pur essendo legale, in Iran la poligamia è socialmente criticata.

La figura di Najafi è finita nel mirino dei fondamentalisti, che già lo avevano indotto a dimettersi da sindaco della capitale nell’aprile 2018, dopo pochi mesi di mandato, con una dura campagna in cui veniva attaccato per aver partecipato a una cerimonia in cui alcune studentesse di scuola ballavano.

Sullo sfondo c’è quindi il braccio di ferro costante tra riformisti e ultraconservatori, che anche di fronte alle tensioni internazionali continua a dividere il Paese.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)