Brasile, Greenwald critica ordinanza di Moro: “E’ terrorismo”

Giudice anticorruzione Sergio Moro attuale ministro Giustizia e Sicurezza ini Brasile.
A guidare la lista dei personaggi più popolari, con il 60%, c'è il ministro della Giustizia e della Pubblica sicurezza, Sergio Moro, ex magistrato anti-corruzione. EPA/Antonio Lacerda

SAN PAOLO.  – Glenn Greenwald, il giornalista americano del sito news The Intercept che ha pubblicato messaggi scambiati dal ministro della Giustizia Sergio Moro e i pm della task force anticorruzione della Lava Jato, ha criticato in termini molto duri una ordinanza emessa dallo stesso Moro, che autorizza l’espulsione sommaria di persone “pericolose per la sicurezza del Brasile”, definendola un atto di “terrorismo”.

L’ordinanza, pubblicata questo venerdì sulla Gazzetta Ufficiale, prevede l’espulsione sommaria, l’annullamento del permesso di soggiorno e il divieto di reingresso per stranieri che abbiano “commesso atti contrari ai principi e agli obiettivi enunciati dalla Costituzione Federale” del Paese sudamericano.

Il testo include una lista di attività considerate a rischio per la sicurezza (terrorismo, coinvolgimento in un grupo criminale, traffico di droga, di persone o di armi da fuoco, pornografia, sfruttamento di minorenni e antecedenti di violenza negli stadi sportivi) aggiungendo che l’espulsione può essere decisa in base a “informazioni di intelligence provenienti dalle autorità brasiliano o straniere” o da una “indagine penale in corso”.

Greenwald – che dal 2005 vive a Rio de Janeiro, dove si è sposato con David Miranda, attualmente deputato del Partito Socialismo e Libertà (Psol, sinistra) – ha commentato su Twitter che “oggi Moro ha deciso di pubblicare in modo aleatorio una norma sul modo in cui gli stranieri possono essere espulsi dal Brasile in modo sommario”, aggiungendo: “questo è terrorismo”.

Il giornalista americano sta pubblicando su The Intercept, dallo scorso 9 luglio, stralci di conversazioni sulla app Telegram fra Moro, il pm Deltan Dallagnol – coordinatore della task force di pm della Lava Jato – e altri magistrati, avvenute fra il 2001 e il 2016, per denunciare presunte irregolarità nei processi promossi nel quadro dell’inchiesta anticorruzione, e in particolare in quello al termine del quale è stato condannato l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che sconta dall’aprile del 2018 una condanna per corruzione e riciclaggio.