Prima fumata nera per Sanchez, giovedì il voto decisivo

Sanchez senza la fiducia per formare governo
Sanchez esce dal Congresso dei deputati nel Palacio de Las Cortes senza i voti per la fiducia alla formazione del nuovo governo. (El Comercio)

ROMA. – Nulla di fatto nel primo round di votazioni a Palacios de las Cortes a Madrid per la fiducia alla formazione del governo chiesta da Pedro Sanchez: il leader del Psoe paga il mancato accordo a sinistra (per ora) con Podemos guidato da Pablo Iglesias, e raccoglie soltanto 124 voti favorevoli, troppo pochi per la maggioranza assoluta di 176 su 350 richiesta alla prima votazione.

Si va adesso a giovedì, il secondo voto che richiede una maggioranza semplice per ottenere l’investitura, ovvero il mandato a formare l’esecutivo che il socialista Sanchez invoca dopo aver vinto le elezioni lo scorso 28 aprile ma senza i numeri sufficienti per governare da solo.

Una novità assoluta quindi quella che si prospetta per la Spagna, con il primo possibile governo di coalizione nella sua storia democratica. O almeno, questo se nelle prossime ore Psoe e Podemos riusciranno a superare le rigidità che hanno portato all’impasse. Perché se anche giovedì Sanchez dovesse trovarsi a corto di voti rispunterà inevitabilmente lo spettro di nuove elezioni.

In aula intanto il dibattito è stato un rimpallo di rimproveri fra Sanchez e Iglesias che ha rievocato le contrapposizioni della campagna elettorale, sebbene adesso il momento richieda maggiore pragmatismo. E allora Sanchez ha fatto appello all’unità dei valori di sinistra che fanno di una coalizione fra i due partiti un percorso naturale.

A Iglesias però non basta: vuole ministri di peso nell’esecutivo, responsabilità insomma, che rivendica anche alla luce del suo personale passo indietro (si parlava di una sua richiesta per il ruolo di vicepremier). Sanchez ha replicato che di opzioni gliene ha offerte più d’una, ma tutte rinviate al mittente.

Lo spiraglio – e il margine di manovra nelle trattative che proseguono febbrili – Podemos al momento lo ha lasciato optando per l’astensione (42 sul totale di 52 astenuti), mentre senza appello è stato il no dei popolari di Pablo Casado (66) e di Ciudadanos di Albert Rivera, sordi agli appelli di Sanchez affinché scegliessero di astenersi.

Previsto il no dei 24 parlamentari della formazione di ultradestra Vox come pure JxCat, Coalicion Canaria e Navarra Suma. Contrari anche i 14 deputati repubblicani di Erc, che sembrano però disposti ad astenersi nella seconda votazione di giovedì. In quel caso, e se i socialisti avranno trovato nel frattempo un accordo con Podemos, Sanchez può sperare.

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