Libia: sequestrato un peschereccio italiano, sette a bordo

Il peschereccio Tramontana sequestrato in Libia
Il peschereccio italiano "Tramontana". (La Repubblica)

ROMA.  – Il peschereccio italiano Tramontana è stato sequestrato da una motovedetta libica nel golfo della Sirte. Il battello è di Mazara del Vallo: a bordo, ci sono sette membri dell’equipaggio, cinque mazaresi e due tunisini. Il capitano Nicolò Bono e l’equipaggio “stanno bene”, ha assicurato il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci.

Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha dato “istruzioni all’ambasciatore d’Italia, Giuseppe Buccino, di adoperarsi prontamente con la massima efficacia al fine del corretto trattamento e di un rapido rilascio dei membri dell’equipaggio e dell’imbarcazione, costretta a dirigersi verso il porto di Misurata”. Sarebbe dunque finita nelle mani delle forze fedeli al governo di Fayez al Sarraj.

La vicenda rischia di complicare i rapporti tra Roma e i libici, con l’Italia che – come emerso nel corso del Comitato nazionale ordine e sicurezza presieduto dal ministro Matteo Salvini lo scorso 8 luglio – si appresta a inviare alla Guardia Costiera libica altre dieci motovedette italiane in funzione anti-immigrazione illegale.

La Farnesina precisa che “non sono ancora chiare le ragioni del sequestro, verosimilmente legate ad attività di pesca, in acque peraltro definite ad alto rischio e dunque sconsigliate da parte del Comitato Interministeriale per la Sicurezza dei Trasporti e delle Infrastrutture”.

In base alle prime informazioni, il peschereccio si trovaba nell’area insieme ad altre imbarcazioni quando è stato abbordato dall’unità libica a circa 60 miglia a est del porto di Misurata. Alcuni militari libici sono saliti a bordo per scortare l’imbarcazione.

L’ultimo sequestro risale all’ottobre del 2018. In quell’occasione vennero confiscatiti dai libici il motopesca “Matteo Mazzarino” e il peschereccio “Afrodite Pesca”, entrambi  di Mazara del Vallo, bloccati davanti alle acque di Derna (nell’est del Paese). La vicenda scosse la comunità mazarese, sia nel timore di altri giorni di detenzione nelle carceri libiche patiti in passato dai pescatori, sia perché i battelli sequestrati non hanno fatto più ritorno a Mazara.

Emblematico il caso della “Daniela L.”, sequestrato nel 2012 e semi-affondato nel porto di Bengasi. Oggi però la situazione è radicalmente cambiata. Nel golfo della Sirte si affrontano, come nel resto del Paese, le forze fedeli al governo di Tripoli e quelle che combattono a fianco del maresciallo Khalifa Haftar, che ha annunciato nei giorni scorsi una ulteriore offensiva finale per conquistare Tripoli.

I primi violenti scontri hanno già causato diverse vittime e continuano ad attanagliare la Libia nella morsa del caos.

(di Claudio Accogli/ANSA)