Tennis: addio a Beppe Merlo, rovescio a due mani prima di Borg

Beppe Merlo mentre esegue un rovescio a due mani.
Beppe Merlo mentre esegue un rovescio a due mani.

ROMA. – Terra rossa, legno, budello, dilettantismo e tante speranze. Strumenti semplici, nel tennis degli Anni ’50 e ’60, che Giuseppe Merlo, morto oggi a 91 anni, seppe nobilitare insieme agli amici-rivali Fausto Gardini, Orlando Sirola e Nicola Pietrangeli. Merlo viene ricordato per aver introdotto, ben prima di Bjorn Borg che lo rese un simbolo della rivoluzione del tennis, il rovescio a due mani. Un colpo unico, a quei tempi quasi blasfemo, che lo portò due volte in semifinale al Roland Garros altrettante in finale a Roma e a vincere quattro campionati tricolori negli Anni ’50 in una carriera durata vent’anni.

Meno lottatore di Gardini, da cui perse una finale al Foro Italico, meno elegante di Pietrangeli e Sirola, “Beppe” Merlo, figlio del custode del tennis di Merano – ricorda Federtennis – aveva un fisico leggero e giocava un tennis di anticipo e tocco. Oltre alle vittorie in oltre venti tornei, in Italia e all’estero, Merlo affronta anche 38 incontri di Coppa Davis in singolare e per tre volte vince una finale della zona europea.

“Impugnava la Maxima Torneo – scriveva Roberto Lombardi nel suo libro ‘100 anni di tennis in Italia’ – con la destra in alto, così da essere costretto poi a giocare il dritto a mezzo manico, traendo dal rovescio bimane, frustato senza swing, e dal dritto corto, diretto come un punteruolo”.

“Un gran giocatore, buono come il pane – sono le parole di Pietrangeli riprese dalla Fit -. Siamo stati nella stessa squadra, abbiamo bivaccato e gioito insieme per tanti anni. Era un po’ chiuso, molto fortunato a poker, aveva un gran successo con le donne. In tanti hanno pianto dopo averci giocato contro”.

Fino a un paio di anni fa, racconta ancora Pietrangeli, giocava anche a golf. “L’ho chiamato sempre per il suo compleanno – dice -. Lui viveva a Milano e io a Roma, per cui ci siamo incontrati poco. Non lo vedevo da almeno cinque anni, poi lui ormai non viaggiava più. E’ davvero una gran perdita”.

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