Scoop della Cnn: “Assange complottò con gli 007 russi”

L'esterno dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra nel giorno dell'arresto di Julian Assange.
L'esterno dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra nel giorno dell'arresto di Julian Assange lo scorso 11 aprile. EPA/ANDY RAIN

WASHINGTON. – Nei quasi sette anni trascorsi nell’ambasciata ecuadoregna a Londra con la protezione dell’asilo politico, il fondatore di WikiLeaks Julian Assange ha spadroneggiato, litigando con gli ambasciatori e con lo staff, ricevendo segretamente noti hacker e potenziali corrieri di materiale hackerato tra i suoi ospiti, trasformando le sue poche stanze in un centro di comando da cui orchestrò la diffusione delle email democratiche trafugate da Mosca per interferiré nelle presidenziali Usa del 2016.

Lo rivela la Cnn, dopo aver ottenuto in esclusiva centinaia di rapporti di sorveglianza compilati per il governo di Quito dalla Us Global, una società privata spagnola di sicurezza.

Un dossier che conferma i sospetti adombrati nel rapporto del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate: “Non c’è alcun dubbio che Assange avesse legami con le agenzie di intelligence russe”, è la conclusione.

Assange invece ha sempre negato di lavorare per il Cremlino e che la fonte delle sue informazioni fosse il governo di Mosca. Ma il rapporto della compagnia spagnola, la cui autenticità è stata confermata alla Cnn da un dirigente dell’intelligence ecuadoregna, lo smentisce clamorosamente.

Ed ora il capo di WikiLeaks, che sta scontando un anno a Londra per violazione dei termini della libertà provvisoria dopo la revoca dell’asilo, potrebbe rischiare nuove accuse. In aggiunta a quelle per cui gli Usa hanno già chiesto l’estradizione: cospirazione insieme all’ex analista dell’intelligence Usa Chelsea Manning finalizzata ad hackerare nel 2010 decine di migliaia di documenti classificati legati alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, una delle più colossali fughe di notizie della storia, che mise gravemente in pericolo e in imbarazzo gli Usa.

Dopo che nel 2012 l’allora presidente ecuadoregno Rafael Correa gli offrì l’asilo politico, Assange si costruì il suo centro di potere dentro l’ambasciata a Londra, ottenendo internet ad alta velocità, servizio telefonico e possibilità di ricevere ospiti. Stilò anche una lista speciale di persone che potevano entrare senza mostrare documenti di identificazione o essere perquisiti dalla sicurezza, con la facoltà di cancellare i loro nomi dal registro dei visitatori.

Per evitare la videosorveglianza, occasionalmente incontrava gli ospiti nel bagno delle donne. Assange aveva installato anche un suo sistema di registrazione e usava macchine che facevano rumore contro i ficcanaso. Controllarlo era difficile. Più volte venne alle mani con le guardie e sporcò con le feci il muro nei momenti di collera. Rivaleggiò anche con l’ambasciatore Juan Falconi. Forte del suo filo diretto con l’allora ministro degli Esteri ecuadoregno Ricardo Patigno, teneva sotto scacco lo staff, minacciando di far licenziare anche il capo missione.

Il dossier dettaglia le visite ricevute, che aumentarono poco prima della divulgazione delle email dem hackerate: nel giugno 2016 furono 75, il doppio della media di quell’anno. Assange incontrò almeno sette cittadini russi, tra cui un’oscura Yana Maximova, ed altri con legami con il Cremlino. Cinque furono gli incontri con alti dirigenti di Rt, la tv filo Cremlino con cui Assange lavorava e che secondo gli 007 Usa collaborò con WikiLeaks, giocando un ruolo significativo per influenzare lepresidenziali americane.

Poco dopo che WikiLeaks stabilì il contatto con i russi, il suo fondatore chiese ed ottenne un potenziamento della connessione internet. E in luglio cominciò a diffondere il materiale che danneggiò Hillary Clinton. “I love WikiLeaks”, continuò a ripetere Donald Trump nella sua campagna.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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