Lega e M5s, si apre il fronte Autonomie. Conte accelera

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (C), con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio (S), durante il dibattito alla Camera sul voto di fiducia al nuovo governo
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (C), con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio (S), durante il dibattito alla Camera sul voto di fiducia al nuovo governo, Roma, 06 giugno 2018. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA.- Autonomie e dl sicurezza bis. Sono questi due i nodi che, al momento, separano il M5S da quel 20 luglio che sancirà la chiusura della finestra elettorale di settembre. Sul primo, le posizioni restano distanti con la Lega spinta dal pressing del “fronte del Nord” e con il rischio che al vertice di domani a Palazzo Chigi si produca un nuovo, aspro scontro tra gli alleati.

Il premier Giuseppe Conte, tuttavia, prova ad accelerare. “Sarà una riunione lunga perché vorrei chiudere e portare il tema al primo Cdm utile”, spiega il capo del governo. Il nodo sicurezza bis è solo potenziale ma il rischio che, soprattutto in commissione, qualche voto pentastellato venga a mancare è concreto.

E non a caso Luigi Di Maio in queste ore torna a usare il pugno duro sul dissenso, espellendo le deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini. Un pugno duro, quello dei vertici, che risuona anche da esempio per gli altri dissidenti sparsi nei gruppi M5S al Senato e alla Camera e che domani sarà quasi certamente al centro dell’assemblea congiunta che si riunirà in serata, con la possibile presenza di Di Maio.

Sulle espulsioni sembra peraltro emergere un elemento “a latere” che, nel comportamento dei dissidenti, irrita i vertici del M5S: le mancate restituzioni alle quali, trimestralmente, ogni parlamentare sarebbe obbligato. Dal punto di vista politico, invece, è la contrarietà a Matteo Salvini e ad un Di Maio troppo filo-leghista. E non è un caso, forse, che rumors parlamentari diano in queste ore l’espulsa Giannone già in direzione del Pd.

Le espulsioni, tuttavia, espongono i gruppi M5S a pericolosi rischi numerici, soprattutto al Senato. Anche se oggi è alla Camera che la maggioranza, a sorpresa, viene battuta su emendamento a prima di Enrico Costa sul ddl “ingiusta detenzione” nel quale, tra l’altro, si prevede l’azione disciplinare per i magistrati in caso, appunto, di ingiusta detenzione. L’emendamento Costa passa con 242 sì, contro i 240 voti contrari. Ma, assicurano nel M5S (dove la proposta avrebbe potuto incontrare qualche resistenza), a pesare sono soprattutto le assenze: 28, tra i deputati pentastellati.

Parallelamente, il Movimento sembra acconsentire alla richiesta, arrivata da Lega e Fdi, di annullare le audizioni delle Ong – tra cui la Sea Watch – previste domani in commissioni Affari Costituzionali e Giustizia nell’ambito dell’esame del dl sicurezza bis. Sul provvedimento, del resto, Salvini vuole tempi rapidissimi anche se l’ultimo giorno utile per votarlo cade il 22 luglio, ovvero 48 ore dopo la data X oltre la quale la crisi è scongiurata. Sull’onda del caso Sea Watch, però, ulteriori smottamenti sono tutt’altro che esclusi. Soprattutto se il clima tra Di Maio e Salvini dovesse tornare gelido sulle Autonomie.

Le ultime bozze circolate sul dossier vedono infatti il M5S più che scettico. “Non ci sono progressi”, spiega una fonte autorevole pentastellata a tarda sera. Domani Conte, Salvini, Di Maio, i ministri Erika Stefani e Riccardo Fraccaro e, forse, anche i sottosegretari coinvolti, proveranno a trovare una quadra. Poi, per M5S e Lega, sarà la volta di affrontare il nodo Flat tax. Nodo sul quale Conte non si sbilancia: “Voglio discutere, i sono mille modi, si apre uno scenario mai aperto, ci sediamo attorno a un tavolo e decidiamo”, spiega da Bruxelles.

(Di Michele Esposito/ANSA)

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