Sea Watch di forza in porto, arrestata la comandante

I migranti a bordo della Sea Watch all'arrivo a Lampedusa.
Migranti a bordo della Sea Watch all'arrivo a Lampedusa. (ANSA/AP Photo/Annalisa Camilli)

LAMPEDUSA (AGRIGENTO). – La Sea Watch 3 entra di forza nel porto di Lampedusa in piena notte rischiando una collisione con una motovedetta della Guardia di Finanza, 17 giorni dopo aver salvato una sessantina di migranti davanti alla Libia e quattro giorni dopo aver violato il divieto d’ingresso nelle acque italiane. Una decisione che la comandante Carola Rackete paga con l’arresto, ma che consente finalmente ai 40 rimasti a bordo di sbarcare sull’isola. “Lunga vita a Carola” urlano una volta al sicuro.

“Abbiamo aspettato una soluzione che non arrivava – dice la capitana – Non ne posso più, la responsabilità mia e li porto in salvo”. “E’ un atto criminale, un atto di guerra – replica il ministro dell’Interno Matteo Salvini – si è rischiato il morto”. E’ l’1.40 quando la nave della Ong tedesca battente bandiera olandese si affaccia all’ingresso del porto: la comandante ha già violato tre volte l’alt intimatogli dai finanzieri che tentano un’ultima mossa, porsi tra la Sea Watch e la banchina per impedire l’attracco.

La Capitana però non si ferma e lo scontro viene evitato per poco. “Non ha fatto nulla per evitarci – diranno poi i finanzieri – poteva schiacciarci”. La stessa Rackete riconosce l’azzardo. “Vi chiedo scusa – ammette – ho fatto un errore”.

Anche la portavoce della Ong Giorgia Linardi parla di manovra “risoluta e pericolosa”, ma scarica le colpe su chi ha impedito l’attracco e non ha dato il porto sicuro: “non avevamo scelta, la comandante ha fatto il proprio dovere” in quanto “non era in grado di trascorrere un’altra notte a bordo con il peso della responsabilità dei naufraghi che minacciavano il suicidio e l’equipaggio costretto a fare i doppi turni”.

Una volta in porto la Sea Watch viene accolta dagli applausi dei volontari a terra ma anche dagli insulti, alcuni pesantissimi, di un gruppo di lampedusani. “Spero che ti violentino, zingara, tornatene in Olanda” i meno violenti. Insulti che vanno avanti anche quando la capitana viene portata via. Per lei scatta l’arresto in flagranza per violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, resistenza o violenza contro nave da guerra, che prevede pene da 3 a 10 anni.

Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella contestano anche il tentato naufragio e dispongono gli arresti domiciliari in un appartamento della Ong a Lampedusa. “Le ragioni umanitarie – dice Patronaggio – non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”.

Nei prossimi giorni il gip dovrà convalidare l’arresto ma nel frattempo è scattato il sequestro probatorio della nave, che verrà fermata a Licata. Ed in base al decreto sicurezza bis è scattata anche la sanzione del prefetto, una multa di 16mila euro per comandante, armatore e proprietario della nave

“Una nave fuorilegge ha messo a rischio la vita degli uomini della Gdf cercando di di schiacciare la motovedetta contro la banchina, delinquenti” ripete Matteo Salvini che non non chiude certo qui la vicenda. Nel caso non fosse convalidato l’arresto ha già pronto un decreto d’espulsione “destinazione Berlino” e già lunedì si riuniranno i tecnici del ministro per valutare “eventuali rimodulazioni” al decreto sicurezza bis in fase di conversione, con una ulteriore stretta delle sanzioni.

Il ministro ha poi confermato che i 40 migranti andranno nei cinque paesi che hanno offerto la disponibilità, Germania, Portogallo, Finlandia, Lussemburgo e Francia (quest’ultima ne prenderà dieci). Ma proprio tre dei 5 paesi, Francia, Germania e Lussemburgo, vanno all’attacco dell’Italia: chiudere i porti è una violazione del diritto internazionale del mare e salvare vite è un dovere.

“Non prendo lezioni” risponde Salvini, che sul fronte Sea Watch trova pieno appoggio dal premier Conte: “le leggi ci sono, che piaccia o non piaccia”. E anche l’altro vicepremier Di Maio si schiera: “uno Stato sovrano ha le leggi e le fa rispettare, punto”.

Posizioni contro cui si scaglia tutta l’opposizione. “Salvini si deve vergognare” dicono dal Pd fino alla Cgil, mentre il Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, afferma: “la vita umana va salvata in qualsiasi maniera. Quindi quella deve essere la stella polare che ci guida, poi tutto il resto è secondario”.

(dell’inviato Matteo Guidelli/ANSA)

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