Arriva a New York la barca dei profughi di Yoko Ono

Yoko Ono Add Color, la barca dei profughi.
Yoko Ono Add Color, la barca dei profughi. (ANSA)

NEW YORK. – “No al muro e Open Borders. Be kind, sii gentile, l’amore è più forte della paura. Solidarietà, a lettere cubitali, “non è niente senza l’azione”. E poi, all’interno della barca: “sulla barca c’è posto per tutti” e “ogni barca di profughi è un Mayflower”.

A New York va in scena Add Color (Refugee Boat), una installazione interattiva di Yoko Ono. Il giorno dell’inaugurazione era una tela bianca: uno stanzone a South Street Seaport dalle pareti candide e in mezzo una barca a remi. Un barattolo di vernice azzurra, il colore del mare, e l’invito al pubblico di dipingere i propri pensieri e le proprie speranze sulle pareti, il pavimento, sopra e dentro la barca.

Via via che passavano i giorni i messaggi si sono confusi, sovrapposti e obliterati l’un l’altro, trasformando lo spazio in un caos a strati. Un mare di colore se visto da lontano che, più da vicino, interpreta il panorama agitato della crisi internazionale delle migrazioni. Solidarietà agli attivisti che si battono per i diritti umani in Sudan, Hong Kong, Siria, Palestina e altre zone di conflitto nel mondo.

Il progetto della 86enne vedova di John Lennon viaggia il mondo dal 1961 e di recente è stato in Giappone, Germania, Grecia e Gran Bretagna cambiando significato a seconda del luogo e del tempo. “Add Color” è arrivato a New York mentre il dibattito sull’immigrazione incendia la politica, tra le minacce di arresti e deportazioni di massa del presidente Donald Trump e la foto shock di un padre con la figlia annegati al confine con il Messico.

Arrivando per la prima volta in America negli anni ’50, Yoko non era profuga ma le difficoltà dell’impatto con la nuova vita in un nuovo continente misero la futura artista concettuale in sintonia con il dramma dei migranti: “Come donna che voleva dire la sua, come asiatica avrei potuto essere una di loro”, ha detto in una recente intervista al Guardian.

Il porto di South Street è in sé un luogo simbolico e Yoko ama i simboli. Non lontano dalla Statua della Libertà, fu il primo punto di approdo degli europei nella baia di New York e un centro di immigrazione: “Simile a quello in cui mi trovai con mia madre”.

L’installazione è una delle due prodotte da Yoko Ono per il festival estivo River to River. L’altra si intitola “Reflection”: una serie di poster piazzati in luoghi ad alto traffico di Manhattan cui frasi e parole in bianco e nero invitano a fermarsi a riflettere sul loro significato: “Dream”, “Remember Love”, “Imagine peace”.

(di Alessandra Baldini/ANSA)

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