G20: occhi su Cina e Usa, Xi porta lista sul commercio a Trump

Foto archivio dell'incontro dei presidenti Donald Trump e Xi-Jinping
Foto archivio dell'incontro dei presidenti Donald Trump e Xi-Jinping

PECHINO. – Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato a Osaka con 6 ore d’anticipo rispetto a Donald Trump: quanto basta per assestare i primi punti fermi in vista del loro summit di sabato, destinato a catalizzare l’attenzione di un G20 pieno di temi, tra commercio e clima, infrastrutture e tensioni geopolitiche, quali Iran, Corea del Nord, Siria e Venezuela. Xi ha visto subito il presidente sudcoreano Moon Jae-in (sollevando la questione Pyongyang, tra le fiches da giocare col tycoon) e ha incontrato il padrone di casa, il premier Shinzo Abe (il più stretto alleato asiatico di Trump), accettando l’invito di una visita di Stato per la prossima primavera.

Soprattutto, la parte cinese ha fatto filtrare la lista delle precondizioni per porre fine alla guerra commerciale con gli Usa che mette a rischio la crescita globale, comprensiva dello stop al bando su Huawei, della rimozione di tutti i dazi punitivi e della rinuncia ai maggiori acquisti di beni americani oltre quelli concordati.

Una serie di paletti, riportata dal Wsj, in linea con le posizioni rilanciate nel pomeriggio da Pechino dal ministero del Commercio che sollevano dubbi sul fatto che Xi e Trump possano trovare l’intesa sul rilancio dei negoziati. Xi non avrà la postura aggressiva, secondo il quotidiano Usa. Anzi, illustrerà al tycoon la sua visione di relazione ottimale, incluso l’aiuto di Pechino sui casi che preoccupano Washington, tra Iran e Corea del Nord. Xi calerà le carte in possesso dopo la recente visita a Pyongyang da Kim Jong-un, il cui impegno per la denuclearizzazione – ha detto oggi a Moon – resta “immutato”.

La parte Usa, in serata, ha ribadito che le precondizioni non ci sono, quando la priorità è capire la disponibilità cinese a riprendere i negoziati dal punto in cui si bloccarono ad aprile, alla soglia del 90% dell’accordo, ha anticipato il segretario al Tesoro Steven Mnuchin: in vista del traguardo, secondo la versione americana, Pechino fece la brusca inversione di marcia.

La fiducia dell’allentamento delle tensioni, tuttavia, ha sostenuto i listini asiatici (Tokyo a +1,19%, Shanghai a +0,69%) e meno Wall Street (DJ a +0,16%) e le Borse europee, scivolate in negativo per il dato sulla fiducia dei consumatori ai minimi degli ultimi due anni prima di risalire (Milano a +0,26%).

Trump si è ritrovato la lista di Xi appena sceso dall’Air Force One, presentandosi con un’economia in salute cresciuta nel primo trimestre del 3,1% e ricordando al mondo che la crociata commerciale va oltre Pechino, non risparmiando gli alleati. In volo per Osaka, il tycoon ha puntato coi tweet il premier indiano Narendra Modi, definendo “inaccettabili” il recente rialzo dei dazi di Nuova Delhi sul made in Usa che deve essere ritirato. Mentre l’Ue resta sempre nel mirino (“Ci tratta peggio della Cina”, ha detto mercoledì a Fox Business).

A Osaka ci sono i vertici dell’Ue, Germania (la cancelliera Angela Merkel sotto osservazione per i timori sulla salute), Francia (il presidente Emmanuel Macron) e Italia (il premier Giuseppe Conte). Prima di partire da Washington, Trump ha ribadito di non volere la guerra con l’Iran mettendo in guardia che un conflitto “non durerebbe molto a lungo”. Le tensioni con Teheran saranno uno degli argomenti da trattare venerdì in mattinata, all’apertura dei lavori, con il presidente russo Vladimir Putin, insieme al controllo degli armamenti, il Venezuela, la Siria e l’Ucraina.

“Avrò colloqui molto buoni con lui”, ha anticipato il tycoon parlando alla Casa Bianca. “Cosa gli dirò non è affare vostro”, ha aggiunto rivolto ai media. La posizione di Trump sul commercio ha spinto India, Cina e Russia ad avvicinarsi e Pechino conta molto sulla possibilità di cementare i legami con New Delhi nel loro trilaterale, nell’ambito di un G20 in cui ha schierato a Osaka un insolito “press center”, a sottolineare l’importanza data all’appuntamento.

Per Tokyo il rischio sul G20 è l’irruenza trumpiana: “Il confronto tende ad attirare l’attenzione, ma il Giappone, che è presidente di turno, spera di trovare terreno comune piuttosto che differenze d’opinione”, ha commentato il premier Abe, tradendo i timori sulla due giorni di confronto. Le tensioni sul comunicato finale pesano soprattutto sui cambiamenti climatici: le ultime indicazioni parlano di accordo di massima sul problema della plastica finita negli oceani e nell’ecosistema.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)