Allarme in Francia: “A rischio deficit e debito”

Una dimostrazione di protesta dei gilet gialli a Parigi.
Una dimostrazione di protesta dei gilet gialli a Parigi. EPA/GUILLAUME HORCAJUELO

PARIGI. – Emmanuel Macron bacchettato sui conti pubblici. A due anni dal suo insediamento all’Eliseo e a pochi mesi dalle sue impreviste concessioni milionarie per placare la rabbia dei gilet gialli, il presidente francese riceve il primo monito della Corte dei Conti sulla tenuta di deficit e debito. Finora concilianti rispetto alla politica del presidente di En Marche, i Saggi della Rue Cambon fotografano una situazione “andata a peggiorare”, con “rischi significativi” ed “evoluzioni preoccupanti”.

“La Francia è lungi dall’aver riassorbito i suoi deficit strutturali mentre numerosi partner Ue hanno praticamente raggiunto l’equilibrio”, deplora l’alta corte nel suo rapporto annuale. “Quest’accresciuta divergenza tra la Francia e i partner – avvertono i magistrati – è preoccupante”. A loro avviso, potrebbe addirittura danneggiare la “percezione degli investitori rispetto al marchio Francia”.

Nel documento di 150 pagine, la Corte dei Conti punta inoltre il dito contro la “lentezza dei progressi intrapresi dalla Francia per ridurre i deficit strutturali”, nonostante il ritorno della crescita nel Paese. A stretto giro di posta è arrivata la replica del governo. “Il controllo dei conti pubblici è la nostra bussola”, ha assicurato la portavoce, Sibeth Ndiaye, facendo osservare che nel 2018 il debito pubblico si è stabilizzato per la prima volta dal 2007.

Quanto al deficit “oggi è al suo livello più basso dal 2006”, al 2,5% del Pil. Per Ndiaye il controllo della spesa passerà anche dai tagli “nelle diverse amministrazioni e nella revisione di un certo numero” di privilegi fiscali, come annunciato dal premier Edouard Philippe. Nel documento economico e finanziario inviato a fine aprile a Bruxelles, Parigi rivede al ribasso i suoi obiettivi, considerando il rallentamento della crescita ma anche le spese (e tagli fiscali) supplementari da 17 miliardi di euro, annunciati da Macron per placare l’ira delle casacche gialle.

Secondo il ministero dell’Economia, il deficit dovrebbe raggiungere quest’anno il 3,1% del Pil, oltre dunque la soglia fatidica del 3%, per poi tornare a scendere, al 2%, nel 2020, all’1,6% nel 2021 e all’1,2% nel 2022. Quanto al debito, dovrebbe passare dal 98,4% del Pil del 2018 al 96,8% del 2022, dopo il 98,9% di quest’anno. Sull’insieme del quinquennio, si prevede un taglio di appena 1,6 punti, lontano dai cinque inizialmente annunciati.

“Il nostro Paese deve smettere di crogiolarsi nei suoi difetti: quello di rinviare sempre a dopo gli sforzi da intraprendere”, avverte il presidente dell’alta corte, Didier Migaud, secondo cui gli sforzi annunciati dal governo restano insufficienti e presentano “numerosi rischi”.

La situazione francese resta comunque molto diversa da quella italiana. Basti pensare che la settimana scorsa, Parigi si è trovata dinanzi all’incredibile paradosso di guadagnare soldi indebitandosi, con un tasso su titoli decennali passato per la prima volta in negativo. Migaud ha tuttavia avvertito sull’effetto “anestetizzante” di questi tassi straordinariamente bassi.

“Basare una strategia di finanze pubbliche su un fenomeno che anche gli economisti faticano a spiegarsi è imprudente”, gli ha fatto eco il collega, Raoul Briet. Quindi l’invito rivolto dai Saggi al governo a risparmiare almeno 400 milioni di euro sul debito già dal 2019, con o senza tassi vantaggiosi.

(di Paolo Levi/ANSA)

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