Pedofilia on line, maxi operazione dopo la denuncia di una mamma

Un'immagine del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale. Latitanti
Un'immagine del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale,. 10 gennaio 2017. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

CATANIA. – L’indagine è scattata grazie alla denuncia di una mamma catanese, allarmata dopo avere visto nello smartphone del figlio adolescente immagini scabrose di minori in pose erotiche pubblicate da due gruppi Whatsapp. La donna si è rivolta subito al Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania che, sotto la direzione del Centro nazionale contrasto pedopornografia on line (Cncpo), ha esaminato il cellulare del ragazzino.

Attraverso quelle due chat è stato così possibile fare luce su un vasto giro di immagini e video a carattere pedopornografico nel quale sarebbero coinvolte circa 300 persone. Nell’indagine, sfociata in numerose perquisizioni domiciliari in diverse regioni italiane, sono indagate fino ad ora 51 persone, trenta delle quali minorenni. L’accusa nei loro confronti è di detenzione e divulgazione di pornografia minorile on-line.

L’operazione é stata chiamata in codice dagli investigatori ‘Tana della Luna’, dal nome di uno dei due gruppi Whatsapp al quale l’adolescente aveva aderito insieme con un altro gruppo, ‘scoobyDank’, con immagini dal contenuto analogo. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura Distrettuale e da quella per i Minorenni di Catania.

Dal telefono del ragazzo la Polizia Postale è riuscita a risalire agli iscritti ai due gruppi su Whatsapp individuando chi avrebbe divulgato o richiesto quei video contenenti non solo materiale pedopornografico ma anche immagini truculente di torture e altre violenze nei confronti di minori, alcuni dei quali ancora in età infantile.

Le perquisizioni della Polizia Postale, che ha sequestrato una gran mole di materiale informatico, sono state compiute in Sicilia, Puglia, Lazio, Piemonte, Lombardia, Toscana, Veneto, Calabria, Campania, Sardegna. Ovunque gli investigatori si sono trovati di fronte a situazioni imbarazzanti, sopratutto da parte degli indagati che dovevano giustificarsi di fronte ai familiari.

A Genova uno studente ecuadoregno di 22 anni ha sostenuto di essere stato aggiunto ai gruppi a sua insaputa. Nella sua abitazione però sono stati trovati alcuni filmati con immagini inequivocabili. “L’odierna operazione – sottolineano gli investigatori – ha messo in luce la gravita’ di un fenomeno che si sta diffondendo sempre più, quello della diffusione di materiale pedopornografico da parte di adolescenti, che cercano e si scambiano tra loro pornografia anche infantile”.

(di Maurizio D’Arrò/ANSA)

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