Due carichi di rame non conformi dal Venezuela sequestrati a Livorno

Vista della darsena industriale del porto di Livorno.
Vista della darsena industriale del porto di Livorno.

LIVORNO. – Due carichi di rame non conformi, per un totale di 55 tonnellate, del valore di oltre 300 mila euro, arrivati nel porto di Livorno dal Venezuela sono stati sequestrati dalla guardia di finanza e dai funzionari della Dogana livornese dopo che da un controllo è emerso che invece di balle di rame, il carico era composto di rottami non adeguatamente trattati e bonificati.

Si indaga per traffico illecito di rifiuti. Segnalati, precisa una nota, alla procura gli amministratori delle tre società coinvolte nella spedizione, per concorso nel reato di traffico illecito di rifiuti.

In sinergia con i colleghi di Genova, le fiamme gialle di Livorno e funzionari dell’Agenzia delle Dogane labronica hanno individuato due container dichiarati contenere 55.193 kg di ‘pacas de cobre’, letteralmente ‘balle di rame’. I contenitori, da tempo arrivati in porto, sono stati sottoposti a visita doganale riscontrando che le merci erano costituite da cascami, fili, cavi e rottami metallici prevalentemente di rame raccolti in balle fascettate, che non apparivano adeguatamente trattati e bonificati.

I tecnici Arpat hanno classificato le merci come “rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione – rame, bronzo, ottone”. Se non intercettati, proseguono i finanzieri, i rottami metallici sarebbero stati destinati alla fusione in una fonderia veneta con sicura emissione di diossina e altri fumi tossici a causa del non corretto trattamento del materiale che, infatti, in parte presentava ancora rivestimenti plastici.

I due carichi, privi della documentazione e delle certificazioni previste, risultavano spediti dal Venezuela a nome di una società statunitense con sede in Florida ed erano chiaramente destinati all’importazione in Italia da parte di una società di diritto elvetico per il tramite di altra impresa italiana, sua rappresentante fiscale sul territorio nazionale. A nulla è valso, conclude la nota, il tentativo di variare la destinazione finale dei carichi di merci operato per evitarne il sequestro, tramite una tardiva emissione di documenti di transito comunitario con destinazione finale Hong Kong.

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