Rifugiati, veglia Sant’Egidio: “Non perdiamo umanità”

Ragazzi ricevono rifugiati arrivati in Italia attraverso i corridoi umanitari con un striscione di Benvenuti.
Ragazzi ricevono rifugiati arrivati in Italia attraverso i corridoi umanitari con un striscione di Benvenuti.

ROMA. – “Alain, Mulela, Nadia, Youssef…”. In una basilica affollata da uomini e donne originari di tanti Paesi del mondo, insieme a chi li ha accolti e si è impegnato per la loro integrazione, sono risuonati i nomi di chi invece non ce l’ha fatta ad attraversare il mare.

È la veglia “Morire di speranza”, organizzata a Santa Maria in Trastevere dalla Comunità di Sant’Egidio insieme a tante associazioni che lavorano ogni giorno per dare un futuro a chi arriva in Italia (Acli, Associazione Centro Astalli, Caritas Italiana, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione, Comunità Papa Giovanni XXIII); si è voluto così ricordare le oltre 38mila vittime dei viaggi in mare e via terra verso l’Europa, dal 1990 ad oggi. Tra i presenti tanti che sono arrivati con i barconi, insieme a chi invece è giunto con i corridoi umanitari.

“Una società che non si prende cura dei più vulnerabili diventa disumana”, ha detto il card. Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. “Non siamo qui per fare proclami politici – ha aggiunto -, siamo qui per pregare”.

Parlando dei morti in mare, soprattutto nel Mediterraneo, Farell ha sottolineato come siano stati “in balia delle onde del mare ma soprattutto in balia della crudeltà degli uomini indifferenti alla loro vita”. Infine ha ringraziato “coloro che, pure in mezzo a tante difficoltà, si adoperano per salvare la vita umana di esseri indifesi, per assicurare loro un futuro migliore e per favorire la loro integrazione”.

“Siamo qui a chiedere al Signore di custodire la nostra umanità, la nostra capacità di compassione”: lo ha detto mons. Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma, delegato per la pastorale dei migranti. “Siamo qui per pregare e ricordare chi è morto di speranza: 1 profugo su 38, 1 migrante su 14, 6 al giorno” ha detto il vescovo snocciolando le drammatiche statistiche.

“Le morti in mare non sono una statistica ma una tragedia dell’umanità di fronte alla quale non si può restare indifferenti. Da Santa Maria in Trastevere lanciamo un appello perché si aprano con urgenza nuovi corridoi umanitari e nuove vie legali di ingresso in Europa”, ha sottolineato il presidente della Comunità Marco Impagliazzo.

Sant’Egidio rileva infine che “a fronte di una diminuzione degli sbarchi, è cresciuta la percentuale di morti e dispersi”. Nel corso della veglia sono stati pronunciati ad alta voce alcuni nomi di chi è morto in mare nell’ultimo anno, accompagnati dall’accensione di candele in loro memoria e da canti in lingua, intonati dagli stessi rifugiati. “Morire di speranza” nei prossimi giorni verrà celebrata anche in altre città italiane ed europee.

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