Draghi: “Il Qe ha ancora uno spazio considerevole”. Trump lo attacca

Il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, durante una conferenza stampa, ha in mano dei fogli con il testo del suo intervento.
Il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, durante una conferenza stampa. ANSA/RONALD WITTEK

ROMA. – Mario Draghi stupisce ancora: nuove misure di stimolo monetario, dal Qe al taglio dei tassi, se non c’è un miglioramento dell’economia europea, colpita da una serie di rischi al centro dei quali c’è la guerra commerciale innescata da Donald Trump. Il presidente Usa su twitter si lancia su un attacco a testa bassa senza precedenti contro il presidente della Bce, colpevole di ‘svalutare’ l’euro. I

l premier Giuseppe Conte prende le parti di Draghi: “la possibilità di intervenire col quantitative easing è nelle legittime prerogative della Bce e potremo essere come Paesi interessati da queste iniziative”.

“In assenza di un miglioramento, – dice Draghi – con una minaccia al ritorno di un’inflazione sostenibile ai livelli desiderati, sarà necessario un ulteriore stimolo”. Una svolta che somiglia a un nuovo ‘bazooka’, perché abbassa l’asticella per un nuovo intervento di Francoforte, finora pronta ad agire solo se si fossero manifestate “situazioni avverse”.

E una svolta ‘politica’ perché traccia un sentiero quasi irrevocabile per il prossimo presidente della Bce, fino a promettere di contrastare la bassa inflazione spingere i prezzi anche sopra il ‘limite’ del 2% nel medio termine: un messaggio chiarissimo ai leader europei e alla Bundesbank ora che fra i papabili a succedere a Draghi c’è il ‘falco’ Jens Weidmann.

In pochi si aspettavano, dal simposio delle banche centrali che la Bce ospita a Sintra (Lisbona) che un Draghi giunto a meno di cinque mesi dalla fine del suo mandato potesse spingersi fin qui. E invece il presidente della Bce ha sorpreso un’altra volta gli investitori, mandando le borse in netto rialzo trainate dalle banche, con Piazza Affari che ha archiviato la performance migliore con +2,46%, seguita da Parigi (+2,2%), Francoforte (+2,03%) e Londra (+1,17%).

Lo spread è sceso sotto 240 ai minimi da marzo (fino a 236,8 per poi chiudere a 243 punti base), e l’euro ha segnato un ribasso di oltre un centesimo sotto 1,12 dollari. Un aiuto all’export (lo Zew tedesco segnala un crollo delle aspettative a -21,1 a giugno) che attrae gli strali di Trump.

“I mercati europei sono cresciuti dopo le dichiarazioni (ingiuste per gli Stati Uniti) fatte oggi da Mario D!”, twitta il presidente Usa con parole senza precedenti non solo per gli standard diplomatici, ma anche per la separazione fra politica e banche centrali. “Così per gli europei diventa ingiustamente più facile competere con gli Stati Uniti. Sono anni che vanno avanti così insieme con la Cina ed altri Paesi”.

Affermazioni cui Draghi replica con il mantra “non abbiamo come obiettivo il tasso di cambio, tenetelo a mente” e che stridono con la discreta concertazione con cui la Bce e la Fed stanno affrontando una fase critica per l’economia globale, evidenziata dal Fondo monetario internazionale: la banca centrale americana ha di recente fatto un’apertura a un taglio dei tassi che, peraltro, arriva dopo pressioni notevoli proprio da Trump. E che domani, con la decisione del Fomc, potrebbe trovare risposte su ‘quanto presto’ e ‘in che misura’.

La Bce, che ha già i tassi ai minimi storici e una crescita dell’Eurozona ben più bassa, non resta a guardare vista la debolezza dell’economia europea. A descrivere il ventaglio delle possibilità della Bce è lo stesso Draghi. “Ulteriori tagli dei tassi e misure per mitigare qualsiasi effetto collaterale continuano a far parte degli strumenti a nostra disposizione”, ha detto il presidente della Bce.

Una smentita ai mercati, che giudicavano remota una simile possibilità: ora Commerzbank prevede un taglio del tasso sui depositi da -0,4% a -0,5% a luglio, Jp Morgan a settembre. Non solo: sempre a luglio, Draghi potrebbe dare ulteriore concretezza all’affermazione, fatta oggi, che il quantitative easing “ha ancora spazio considerevole” e che “i limiti che fissiamo ai nostri strumenti dipendono dalle contingenze in cui ci troviamo”.

Significa che il Qe, dato per concluso a inizio d’anno anche per un ‘effetto scarsità’ sui titoli da comprare, potrebbe ripartire in futuro. Alzando la soglia di bond acquistabili per ciascun Paese emittente ed emissione di bond (oggi il 33% del totale). E magari più in là rivedere la ‘capital key’ che vuole acquisti proporzionati alla grandezza delle varie economie dell’Eurozona.

Una buona notizia per i Btp italiani che i mercati hanno notato immediatamente, che arriva mentre lo spread è appeso alla trattativa sul debito italiano fra Roma e Bruxelles. E con Draghi che torna a punzecchiare la Germania: oltre alla Bce anche “la politica di bilancio deve giocare il suo ruolo” mentre in passato “abbiamo persino visto casi” in cui remava in direzione contraria allo stimolo monetario.

(di Domenico Conti/ANSA)