Zingaretti evita la spaccatura, resta la tensione nel Pd

Il Segretario del Pd, Nicola Zingaretti, durante la conferenza stampa dopo le votazioni europee.
Il Segretario del Pd, Nicola Zingaretti, durante la conferenza stampa dopo le votazioni europee. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Sul ‘caso Lotti’ Nicola Zingaretti riesce ad evitare la prima vera spaccatura nel Pd da quando è diventato segretario, per di più su un tema – la faglia tra garantismo e giustizialismo – davvero di difficile gestione. Resta tuttavia alta la tensione in casa Dem, con la minoranza di Base Riformista – l’area che fa capo a Luca Lotti e Lorenzo Guerini – che cova rabbia soprattutto verso alcuni esponenti del partito vicini al segretario, come il tesoriere Luigi Zanda.

Proprio questi, in una intervista al Corriere della Sera, ha aperto al mattino le ostilità invitando l’ex ministro a dimettersi dal partito, dopo il suo coinvolgimento negli incontri con il magistrato Luca Palamara. Una richiesta avanzata proprio il giorno successivo a quello in cui Lotti aveva reclamato la propria innocenza.

L’esponente di punta dell’inner circle renziano, che in questi giorni ha più volte parlato con Zingaretti, lo ha nuovamente sentito telefonicamente in mattinata per capire se Zanda fosse latore di una richiesta della segreteria. Rassicurato da Zingaretti che di ciò non si trattava, Lotti ha prima sentito alcuni parlamentari della propria area, per poi annunciare l’autosospensione. Non senza parole durissime contro Zanda.

Ed è subito seguita una raffica di dichiarazioni e di commenti sui social da parte di Base Riformista, contro il ritorno della “furia giustizialista” del Pd, per usare le parole di Alessia Morani. Zingaretti ha prima ringraziato Lotti che con la sua scelta ha messo al riparo il Pd e poi ha difeso la linea garantista in un dibattito pubblico con Gianrico Carofiglio, che a sua volta aveva criticato l’autosospensione di Lotti (“è un istituto che non esiste, è una presa per il naso”).

Il segretario ha ricordato il “tritacarne” in cui sono finiti alcuni indagati poi usciti assolti, come il sindaco Ignazio Marino. Una giornata di alta tensione nel partito,a cui ne seguiranno altre. Dentro base riformista si teme che il modo in cui la procura di Perugia sta gestendo la comunicazione sull’inchiesta celi il tentativo di riportare il Pd nell’antico collateralismo rispetto alla magistratura, mettendo da parte il garantismo dell’era Renzi.

Zingaretti, che temeva uno strappo sul tema della giustizia, aprendo alla riforma del Csm punta a tenere unito il partito su una linea di riforma, sempre che nuove rivelazioni giornalistiche non riaccendano le micce delle polemiche.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)