Mosca cede e libera il reporter Golunov dopo proteste mai viste

Il giornalista russo Ivan Golunov dietro le sbarre.
Il giornalista russo Ivan Golunov dietro le sbarre. ANSA/SERGEI ILNITSKY

MOSCA. – Dal senza precedenti all’inaudito. Il caso contro Ivan Golunov è chiuso: “mancanza di prove”. A metterci la faccia è stato il ministro dell’Interno in persona, Vladimir Kolokoltsev, che oltre ad annunciare l’imminente liberazione del giornalista di Meduza ha anche comunicato la “sospensione” degli agenti responsabili del suo arresto in attesa della conclusione dell’indagine interna. Insomma, marcia indietro totale. Un fatto inaudito, appunto.

La soddisfazione, nei circoli liberali, è incontenibile: i social sono letteralmente esplosi. “È una notizia meravigliosa, un esempio stimolante e motivante di ciò che si può ottenere con la semplice solidarietà alle persone perseguitate”, ha commentato ad esempio Alexei Navalny su Twitter. Ovvero uno che alle patrie galere russe ormai ha l’abbonamento premium. Mentre Reporter senza Frontiere ha salutato “la storica mobilitazione” da parte della società civile russa a sostegno del giornalista, arrestato venerdì scorso con la controversa accusa di tentato spaccio di stupefacenti, in realtà nel mirino per le sue inchieste.

I tre principali quotidiani economico-liberali russi – Vedomosti, RBK e Kommersant – sono andati in edicola con una prima pagina identica: ‘Io, noi siamo Ivan Golunov’. A destare stupore non è solo la liberazione di Golunov, nell’aria sin dalla mattinata dopo le nette dichiarazioni del Cremlino e (soprattutto) della presidente del Consiglio Federale (il Senato russo) Valentina Matviyenko, ma la mano pesante adottata contro i funzionari di polizia, membri a pieno diritto della casta dei ‘siloviki’ – chiunque abbia le mostrine – e dunque intoccabili. Kolokoltsev, tanto per dire, ha dichiarato di aver chiesto a Vladimir Putin di licenziare i due capi dipartimento coinvolti nel caso.

Riavvolgendo il film della giornata non possono non saltare agli occhi le dichiarazioni della Matviyenko, secondo cui l’intera vicenda era “una brutta storia” che andava definita o come un “pasticcio” da parte della polizia o una “provocazione” bella e buona. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aveva invece detto che lo zar stava aspettando i risultati della verifica interna e che, se “la situazione” fosse stata ancora “quella attuale”, nel giorno della diretta al Paese sarebbero senz’altro state ben accette domande da parte del pubblico sul caso Golunov.

Un messaggio in codice abbastanza chiaro: la questione non è tabù. Ora le teorie si sprecano sul perché di questa inversione a U dato che altre figure di spicco del blocco indipendente restano sulla graticola – Leonid Volkov, braccio destro di Navalny, è stato ad esempio arrestato a Mosca non appena uscito dal carcere e sbattuto in cella per altri 15 giorni, sempre per il ruolo giocato nelle proteste legate all’innalzamento dell’età pensionabile.

Per Valery Solovey, politologo con buone fonti all’interno dell’amministrazione presidenziale, le autorità si sono semplicemente “spaventate” per il tono che stava prendendo la manifestazione a sostegno di Golunov (proprio nel giorno della Festa della Russia). La mobilitazione compatta della società, in questo scenario, avrebbe davvero raggiunto l’obiettivo.

Che Putin non fosse stato invece avvisato dell’operazione-Golunov, e dunque abbia deciso di marcare la sua autorità punendo l’intraprendenza di altri ‘boiari’, Solovey non lo reputa “possibile”. Sta di fatto che le voci di una guerra intestina ai vertici del potere sono sempre più insistenti e Putin, al Forum di San Pietroburgo, ha messo in guardia i siloviki: gli eccessi saranno puniti. E infatti.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)