Barella e Chiesa: gli azzurrini a caccia dell’Europeo U21

Nicolò Barella, 22 anni, e Federico Chiesa, 21, durante un allenamento in nazionale a Coverciano.
Nicolò Barella, 22 anni, e Federico Chiesa, 21, durante un allenamento in Nazionale a Coverciano.

ROMA. – Barella e Chiesa nella scia di Buffon, Cannavaro, Vialli, Pirlo e Totti. La meglio gioventù del pallone – anche quella che in questi mesi sta risollevando la nazionale maggiore – vuole rinverdire le gesta dei campioni che hanno fatto grande l’Under 21 cercando il sesto titolo europeo, che gli azzurrini non riescono ad acciuffare da 15 anni, nella fase finale che si svolgerà in Italia e a San Marino dal 16 al 30 giugno.

Dopo tanto buio la maglia azzurra comincia a dare confortanti segnali di risveglio. Mancini sta rinnovando la nazionale e con la Grecia ha dimostrato che il progetto è in fase avanzata. L’Under 20 di Pinamonti è protagonista del mondiale coreano e martedì affronterà in semifinale l’Ucraina. La nazionale donne può dare soddisfazioni ai Mondiali in Francia.

E ora la scena se la prende l’Under 21 (che torna al lavoro domani a Bologna), per decenni fiore all’occhiello del movimento azzurro. Di Biagio dopo la semifinale in Polonia nel 2017 ha trovato una generazione di talenti: dalle certezze Barella, Chiesa e Pellegrini agli emergenti Kean, Zaniolo e Tonali. Soprattutto a centrocampo (ci sono anche Mandragora e Locatelli) c’è qualità, sono quasi tutti titolari in serie A, alcuni hanno esperienze europee.

I protagonisti dell’ultima under 21 di simile livello, quella campione nel 1996, dieci anni hanno vinto il mondiale a Berlino. Ma Di Biagio sa che è difficile gestire un torneo ricco di insidie anche se si gioca in casa, perché questo aumenterà la pressione sugli azzurri, che se la vedranno con la Spagna di Ceballos e Mayoral a Bologna il 16, con la Polonia di Kownacki e Dragowski il 19 a Bologna e col Belgio il 22 a Reggio Emilia.

Negli altri due gruppi ci saranno compagini agguerrite come la Germania campione, la Serbia di Jovic (passato al Real per 65 mln), l’Inghilterra di Foden e la Francia di Saint Maximin e del figlio di Thuram. Alle semifinali (il 27 a Bologna e Reggio Emilia) accederanno le tre vincitrici di girone e la migliore seconda. Il titolo verrà assegnato domenica 30 a Udine.

Il sogno azzurro è la sesta stella nell’orizzonte luminoso lasciato dal tris di fila di Cesarone Maldini e i successi di Tardelli e Gentile. L’Under 21 è entrata nel cuore dei tifosi col decennio di Azeglio Vicini che forgiò una squadra di giovani campioni (da Mancini a Vialli, da Zenga a Donadoni, da Giannini a De Napoli) che poi, trasferita nella nazionale maggiore, fu protagonista sfortunata delle notti magiche dei mondiali 1990. Vicini perse la finale con la Spagna ai rigori nel 1986.

Meno fronzoli e più concretezza per il decennio successivo di Cesare Maldini che lasciò traccia indelebile con un tris di successi consecutivi: nel 1992 battendo la Svezia grazie ai gol di Buso e Sordo, nel 1994 con finale thrilling con il Portogallo e gol ai supplementari di Orlandini, e nel 1996 con sofferto successo 4-2 ai rigori sulla Spagna grazie agli errori di De la Peña e Raul. Quarto successo con la gestione Tardelli nel 2000 grazie al 2-1 sulla Rep. Ceca con doppietta di Pirlo (emblema della squadra con 46 presenze e 16 gol).

Il quinto successo, con Gentile in panchina, è il più limpido: 3-0 finale nel 2004 sulla Serbia con gol di De Rossi, Bovo e Gilardino ma poi il tecnico nel 2006 è stato brutalmente messo alla porta da Guido Rossi. E da allora l’under 21 con Casiraghi (un deludente primo turno e una semifinale persa con la Germania) e con Ferrara (fuori dalla fase finale 2011 e dalle Olimpiadi) ha perso la sua consuetudine con le vittorie. Mangia, con i consigli giusti di Sacchi, ha invertito in parte la tendenza con la finale persa nel 2013 con la Spagna.

Tornando indietro il punto più basso della sua storia lucente l’Under 21 l’ha incontrato con la Norvegia, incassando a Stanveger nel 1991 un umiliante 0-6 con minaccia del presidente federale Matarrese di prendere a schiaffi gli azzurrini di Maldini. Cesarone poi la sua vendetta l’ha consumata fino in fondo, con tre titoli europei di fila.

Ora tocca a Di Biagio, che dopo il flop 2015 (ko con Svezia, pari con Portogallo, inutile vittoria con gli inglesi e fuori anche dalle Olimpiadi), a Polonia 2017 ha condotto gli azzurri alla riscossa vincendo il suo girone (e precedendo la futura vincitrice Germania) perdendo in semifinale con la Spagna per una tripletta di Saul, spalleggiato da Asensio e Cebellos. Ora, anche con l’ausilio del fattore campo, ci sono le premesse per tentare di tornare a un successo che manca da 15 anni.

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