Diktat Lega su trattativa Ue. Manovrina mina sul governo

Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici. Ue
I Commissari dell'Economia dell'Unione Europea Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici.

ROMA. – Trattare sì, ma senza calare le braghe, senza sacrificare l’Italia a un’ottusa manovra o manovrina di lacrime e sangue. Matteo Salvini definisce le sue condizioni per interloquire con l’Europa. A Giuseppe Conte e Giovanni Tria garantisce che non alzerà troppo la voce, non attaccherà i commissari europei come lo scorso autunno. Ma i suoi paletti sono tanto stretti che – traducono in casa M5s – una manovra bis scatenerebbe la crisi di governo. Perciò evitarla è non solo un auspicio, ma obiettivo vitale.

Si tratta per ‘spostare’ la correzione sulla legge di bilancio d’autunno. Il dialogo con l’Ue andrà avanti in parallelo con un dialogo ancora tutto da ricostruire nel governo. Già il Consiglio dei ministri di venerdì rischia di creare nuovi attriti: il tentativo in atto sarebbe rinviare la riunione, che dovrebbe esaminare il decreto sicurezza bis a dopo i ballottaggi di domenica. Il testo avrebbe ancora bisogno – spiegano fonti M5s – di limature.

E non è ancora sicuro neanche che il vertice a tre tra Conte, Di Maio e Salvini, si svolga entro la settimana. Il leader della Lega e il leader M5s dovrebbero vedersi “prima di sabato”. Ma in queste ore niente viene considerato scontato. Salvini, pressato soprattutto dai leghisti del Nord per tornare al voto, starebbe solo cercando un pretesto per rompere. Di Maio cerca a tutti i costi di rimettere insieme i cocci.

Niente manovra bis, dunque. Si gioca tutta sull’andamento aggiornato dei conti pubblici, con le maggiori entrate e le minori spese stimate, la linea di difesa dell’Italia di fronte alla minaccia europea di una procedura d’infrazione sul debito. Conte e Tria preparano insieme la nota di Palazzo Chigi e la condividono con Salvini e Di Maio, prima di renderla pubblica. Il leader della Lega legge e apprezza: non c’è alcuna apertura a una manovrina.

E’ vero che quella nota lo contraddice, perché assicura all’Ue che l’Italia rispetterà le regole di bilancio europee, mentre Salvini invoca apertamente uno sforamento per fare la flat tax. In più c’è che il premier non dissimula il suo scetticismo sulle possibilità concrete di realizzare la tassa piatta, in una legge di bilancio autunnale già da incubo. Ma in un governo sull’orlo della crisi si procede per step. In questo momento i rapporti sono buoni, sulla necessità di evitare la manovrina c’è, rimarcano dalla Lega, “unità di intenti”.

Se il governo scavallerà l’estate gli altri nodi verranno al pettine. Al Quirinale resta la preoccupazione per i conti, soprattutto per il passaggio delle legge di bilancio 2020, e si registrano i toni più concilianti nel governo. Di Maio, che sottolinea la ritrovata sintonia con Salvini, difende la “leghista” quota 100 sulle pensioni dalle critiche Ue ma incoraggia la trattativa. Salvini lo fa a modo suo, usando toni “educati”.

Conte, ottenuto il mandato, si muove in sintonia con Tria e intende mettere in campo, per convincere l’Ue, lo stesso schema usato lo scorso autunno per la legge di bilancio: parlare con Pierre Moscovici (più che con Valdis Dombrovskis che dà risposte nel governo definite “metalliche”), cercare una sponda in Juncker e Merkel. Il governo chiede all’Europa di aspettare i dati aggiornati sui conti pubblici di luglio e si spinge a prevedere che fisseranno l’indebitamento netto al 2,1%.

In più si ricordano i due miliardi già congelati, che diventeranno tagli. Si cita la spending review e i risparmi attesi su reddito di cittadinanza e quota 100 sia quest’anno che il prossimo. Il tentativo di Conte e Tria sarà spostare ogni possibile correzione sulla manovra autunnale, promettendo di restare nei parametri e proseguire nella riforma del fisco, che includerà un pezzetto di flat tax, con una spinta alla lotta all’evasione (senza condoni).

Da qui alla legge di bilancio, potrebbe esserci anche un rimpasto di governo (Sanità, Infrastrutture, Affari Ue), se il governo durerà. Ma chi pronostica una manovra senza dubbio “lacrime e sangue” si spinge a ipotizzare che non sia questo governo a farla e neanche un esecutivo nato da elezioni a settembre. Ma un governo d’emergenza guidato da una figura come Carlo Cottarelli o Salvatore Rossi. Scenari bollati come “fantasiosi”, per ora. Ma l’orizzonte è assai incerto.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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