Genova: giù le prime case, per Ponte Morandi l’inizio della fine

La demolizione della prima casa dopo il crollo del ponte Morandi a Genova.
La demolizione della prima casa dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. ANSA / LUCA ZENNARO

GENOVA. – Erano le 16:35 quando il primo pezzo di cornicione del civico 10 di via Porro si è sgretolato ed è caduto a terra sotto i colpi della gru in azione al cantiere est di ponte Morandi a Genova. Seguita in diretta da decine di persone e numerose televisioni, la demolizione del primo degli edifici sotto le pile 10 e 11, quelle strallate, dovrebbe consentire, salvo imprevisti, l’abbattimento dei monconi con l’esplosivo il prossimo 24 giugno.

La demolizione dei palazzi, sfollati dal 14 agosto 2019, è l’ultimo atto per un quartiere che esisteva da prima che il Morandi fosse costruito. “Quella pinza idraulica non sta sgretolando solo un cornicione, sta sgretolando i ricordi di una vita” dice in lacrime Franco, uno degli ex inquilini del civico 10. Non sono moltissimi gli sfollati presenti, tra i tanti curiosi, a questa fase del cantiere. Dietro le grate di sicurezza, invece, numerosi cittadini che vivono ai margini della cosiddetta “zona rossa” e che attendono di capire cosa accadrà quando a venire giù sarà l’interno moncone est.

Il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Marco Bucci oggi ha annunciato che lunedì 17 o martedì 18 giugno si svolgerà l’assemblea pubblica in Valpolcevera in cui saranno presentati sia il piano di demolizione sia quello di gestione della popolazione residente. “Contiamo di effettuare lo sgombero tra le 7 e le 22 del 24 giugno – spiega Bucci – suggeriamo a chi possa farlo di trasferirsi altrove, per chi non potrà garantiremo ricovero e pasti”.

A seconda di quello che sarà il raggio di evacuazione (tra i 250 e i 500 metri) potrebbero essere dalle 1000 alle 10000 le persone interessate. “Al momento i modelli sull’esplosione – prosegue il commissario – dicono che non sarà necessario costringere queste persone a passare la notte fuori casa”. Marco Bucci continua: “Sappiamo che nel giro di quattro ore dopo la detonazione avremo lo stesso livello di polveri ex ante, e noi faremo aspettare 12 ore quindi il triplo del tempo necessario, per far rientrare le persone. Il primo a entrare nell’area interdetta sarò io”.

L’acqua sarà la soluzione, declinata in vari modi, per abbattere le polveri, comprese le minime tracce di amianto rilevate nei monitoraggi. Acqua dall’alto, da vasche collocate in cima alle pile. Acqua in basso, in trincee nelle quali cadranno i pezzi di ponte. Acqua dai lati, sparata da appositi “cannoni”. Come il nebulizzatore che in via Porro ha accompagnato tutte le operazioni di demolizione del palazzo.

Intanto, sul fronte dell’inchiesta, durante l’udienza del secondo incidente probatorio sulle cause del crollo, il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini si è riservata sulle eccezioni sollevate dai legali degli indagati. La decisione, se accogliere o respingere le eccezioni, il 18 giugno.

(di Giulia Mietta/ANSA)

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