Kim fa fucilare lo staff per fallimento vertice con Trump

La foto storica della stretta di mano tra il presidente americano Donald Trump e Kim Jong-un.
La foto storica della stretta di mano tra il presidente americano Donald Trump e Kim Jong-un. (ANSA)

PECHINO. – L’ira di Kim Jong-un s’è abbattuta spietata su buona parte del suo staff: il fallimento del secondo summit di Hanoi con Donald Trump ha portato alla fucilazione di cinque persone in prima linea nei lavori preparatori, incluso il capo negoziatore Kim Hyok-chol, giovane ex ambasciatore a Madrid, e quattro funzionari senior del ministero degli Esteri.

L’epurazione, decisa “per contenere il malcontento diffuso” per il mancato allentamento delle sanzioni, non è finita qui: Kim Yong-chol, generale ex braccio destro del supremo leader ed ex capo dei servizi segreti militari, è finito in un campo di rieducazione, mentre anche all’onnipresente sorella minore Kim Yo-jong il leader ha consigliato “di tenere un profilo basso”.

L’ultima e clamorosa “purga” avvenuta al di sopra del 38/mo parallelo è stata raccontata dal Chosun Ilbo, il diffuso quotidiano di Seul, sulla base di una fonte governativa. Sulla descrizione, in prima pagina, mancano conferme ufficiali, ma diversi elementi sono riscontrabili nelle informazioni diffuse da Pyongyang. “Non credo che un’affrettata conclusione o commento sul caso sia la cosa più appropriata”, ha tagliato Ko Min-jung, il portavoce presidenziale di Seul. “Non c’è nulla che possiamo confermare”.

Kim Hyok-chol, controparte del rappresentante speciale Usa per il Nord Stephen Biegun, è finito a marzo con gli altri quattro funzionari davanti al plotone d’esecuzione schierato in forze all’aeroporto di Mirim a Pyongyang, con l’accusa di aver spiato per conto degli Usa.

La fonte ha riferito che Kim Yong-chol, interlocutore del segretario di Stato Mike Pompeo col quale ha incontrato a Washington Donald Trump alla Casa Bianca, è stato sanzionato con “i lavori forzati e la rieducazione ideologica” nella provincia di Jagang, mentre Kim Song-hye del Dipartimento del Fronte Unito è finita in un campo per prigionieri politici.

Kim non ha risparmiato neanche l’interprete, Shin Hye-yong che ha “macchiato la sua autorità” per un errore fatto ad Hanoi: alla rottura dei negoziati, non avrebbe tempestivamente tradotto il messaggio del leader rivolto a Trump a non andare via. La vice ministro Choe Son-hui raccontò, poche ore dopo il flop, il suo tentativo in extremis quasi fisico per impedire che Trump e il segretario di Stato Mike Pompeo lasciassero la stanza.

Kim Yong-chol, secondo un dispaccio di inizio aprile della Kcna sulla sessione plenaria dell’Assemblea suprema del popolo, era entrato nell’esclusiva Commissione sugli Affari statali, presieduta dal leader, con altri esponenti di primo piano della missione in Vietnam del 27-28 febbraio. Tuttavia, sia lui sia la sorella del leader, Kim Yo-jong, fuori dai radar dei media, non erano nella delegazione che a Vladivostok partecipò il 25 aprile al primo summit tra Kim e il presidente russo Vladimir Putin.

L’ipotesi, ha notato con l’ANSA una fonte diplomatica, è che Kim fosse convinto in base “ai rapporti dello staff” che Trump volesse “assolutamente chiudere l’accordo sul nucleare”, facendo aumentare il suo potere negoziale. Era stata però sottovalutata l’imprevedibilità del tycoon che, ribaltando il tavolo ha spinto il leader in un vicolo cieco, alle prese con un’economia alle corde per le sanzioni e una grave emergenza alimentare a cui s’è aggiunta, da ultimo, il contagio via Cina della febbre suina.

I missili balistici a corto raggio lanciati e gli altri sistemi militari testati a inizio maggio sono stati un modo “per attirare l’attenzione” e tutto lascia pensare con lo stallo negoziale che le intemperanze possano riprendere tono a breve. Sul Rodong Sinmun, voce del Partito dei Lavoratori, è apparsa la reprimenda contro “atti anti-partito e anti-rivoluzionari” verso il leader e le posture “a doppia faccia” che “non eviteranno il giudizio severo della rivoluzione”. Espressioni come “anti-partito”, “anti-rivoluzionario” e “giudizio severo” rimandano alla crisi di fine 2013, quando Kim fece giustiziare Jang Song-taek, zio, tutore e numero due, con l’infamante accusa di alto tradimento.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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